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Pagine di Storia

della Parrocchia di San Pelagio Martire

TESTAMENTO di GUGLIELMINO da S. PEALGIO

Anno 1373

Leggiamo il testamento tradotto in italiano, l’originale è in latino, che un nostro antenato, un certo “Guglielmino nato a S. Pelagio delle Verine [1]”, stilò nell’anno 1373 [2].

Riassunto del testamento: il Testatore [3] abita in affitto in una casa a S. Bona assieme alla moglie, una vedova che ha già dei figli. I suoi soldi li ha prestati anche ad usura (“pro male oblatis”) e, anche per farsi perdonare questo peccato, lascia in testamento molte lire per acquistare l’olio [4] per illuminare alcune chiese della zona, tra cui troviamo S. Pelagio e la chiesa di S. Gervasio di Roncole [5]. Vuole che il suo cadavere sia sepolto nel suo “monumento” nella chiesa di S. Pelagio [6]. Nel caso ciò non sia possibile a causa di una possibile guerra tra Treviso e Padova ordina che il suo corpo sia provvisoriamente portato nella chiesa di S. Bona, ma, una volta ritornata la pace, sia definitivamente sepolto a S. Pelagio. A degli ecclesiastici di Treviso lascia del vino e della legna. Cita le località “Orsenigo” [7] e “Pegorile” [8] che si trovano ai confini di S. Pelagio.

TESTAMENTO:  “Nel nome di Cristo [9] amen.

Nell’anno 1373 dalla Sua nascita, indizione 11^, il giorno 8 maggio, domenica, a Treviso in contrada S. Bona in una casa di Ser Zanfrancesco del fu Visemano da Vidor, notaio, abitata dallo stesso testatore (che la tiene in affitto)… essendo presenti i seguenti testimoni: Bortolo di Silvestro da S. Pelagio delle Verine, Bonassa fu Enghelfredo da Campo, Francesco fu Bellone da Ponzano, Leonardo fu Guglielmo da Roncole, Matteo fu Pietro da Ponzano tutti abitanti a Treviso in questo momento, poiché la morte e la vita sono in mano dell’Altissimo Creatore… Guglielmino del fu Pasio da S. Pelagio [10]… (fa testamento).

Lo stesso testatore dispose, volle e ordinò che nel momento in cui sarebbe passato all’altra vita il suo corpo fosse seppellito nella chiesa di S. Pelagio delle Verine nel suo monumento se ancora sarà possibile e se non sarà possibile a causa dei timori di guerra tra Venezia [11] da una parte e Padova dall’altra [12], dispose, volle e ordinò che il suo detto corpo debba essere portato in una cassa alla chiesa di S. Bona fuori e vicino a Treviso e lì, in detta cassa rimanga finché senza pericolo non si possa ritornare a San Pelagio. Quando sarà possibile andare con sicurezza a S. Pelagio gli infrascritti suoi eredi dovranno traslare e trasportare da detta chiesa di S. Bona il suo corpo che andrà portato alla chiesa di S. Pelagio e ivi deve essere sepolto nel suo monumento… Lascia, per aver praticato l’usura (pro male ablatis), 100 soldi di piccoli alla fabbrica [13] della chiesa di S. Pelagio per la sua anima, 2 lire di olio alla chiesa di S. Pelagio, 2 lire di olio alla chiesa di S. Bona, 2 lire di olio alla chiesa di S. Leonardo di Ponzano, 2 lire di olio alla chiesa di S. Maria di Paderno, 2 lire di olio alla chiesa di S. Bartolomeo di Merlengo, 2 lire di olio alla chiesa di S. Giorgio di Postioma, 2 lire di olio alla chiesa di S. Vito sopra Postioma, 2 lire di olio alla chiesa di S. Gervasio [14] di Roncole [15].

A Margherita sua sorella lascia 5 lire, 20 lire alla chiesa di S. Pelagio delle Verine a pagamento definitivo dell’affitto di una clausura [16] di 2 campi per i successivi tre anni appartenenti alla massaria della chiesa di S. Pelagio.

Ai suoi eredi, figli del fu Giovanni di Orsenigo e di Francesca sua moglie impone, che debbano maritare Agnese loro sorella lasciandole parte dei beni del testatore e dei loro cespiti secondo i patti stabiliti in precedenza fino alla somma di 120 lire.

Poi lascia al diacono Federico prebendato della chiesa maggiore [17] di Treviso un carro di legna e a Pietropaolo, decano di Treviso, 3 congi [18] di vino come parte a lui spettante in una clausura  tenuta in affitto dallo stesso testatore in località Pegorile.

Lascia come eredi universali dei suoi beni Giacomo suo figlio e la moglie Francesca con l’usufrutto per Francesca della casa dove abita… Notaio Vendramino fu Nicola da Fara [19]”.

 

 NOTE:

 [1] Nel documento originale “S. Pelagio” venne scritto in diverse maniere. In particolare si nota che l’autore scriveva il nome del Santo “Palagio” e non “Pelagio”. (Vedere anche nel sito internet della parrocchia “pagine di storia” Quale è il nome esatto di San Pelagio?” gli oltre 200 modi di scrivere S. Pelagio). Nel testamento del 1373 il nome della nostra parrocchia si trova scritto  come segue: “Stô palagio d V(er)inis…, ad Eccl(es)sîam S(an)c(t)î palagỵ…, p villam S(an)c(t)î palagỵ…, Eccl(es)sîam S(an)c(t)î palagÿ…,  Ecce S(anc)tî palagỵ”, ecc… Durante i suoi mille anni di storia al nome della nostra chiesa San Pelagio venivano aggiunte delle specificazioni quali “di San Pelagio, delle Verine, fuori le mura della città”, ecc… Tale usanza si era resa necessaria per distinguere la nostra chiesa  da un’altra della città di Treviso, detta ugualmente “S. Pelagio”. Si trovava nei pressi dell’attuale stadio di calcio e apparteneva al monastero benedettino di Nervesa della Battaglia. Era il luogo destinato, nel lontano medioevo, anche all’esecuzione delle pene capitali.

[2] L’originale si conserva presso l’Archivio di Stato di Treviso, Notarile I, Busta 48, Registro dal 1364 al 1375.

[3] Colui che fa testamento.

[4] L’olio di cui si parla era il combustibile utilizzato per illuminare gli ambienti. Il primo impianto di luci elettriche della nostra chiesa risale all’anno 1910. Il Parroco, Don Sebastiano Basso, lasciò scritto in un registro: “Oggi 11 marzo 1910 inaugurazione elettrica in Chiesa con quattro lampade ”.

[5] Durante il 1300 i due quartieri di S. Pelagio e di Roncole assieme contavano circa 150-200 abitanti.

[6] La chiesa doveva avere, forse, la grandezza della chiesetta campestre di Roncole (vedere nel sito internet ella parrocchia  “Pagine di storia”: “Roncole e la chiesetta campestre dei Santi Gervasio e Protasio”).  Sia la canonica che la chiesa erano anguste e povere, tanto che, come si legge in altri documenti, pochissimi preti a quel tempo erano disponibili a reggere la parrocchia. Il cimitero era collocato attorno alla chiesa. Occuperà lungo i secoli lo spazio verde che attualmente vediamo attorno alla chiesa, fu soppresso dal comune nel 1923.

Nelle foto qui di seguito (anno 1911? Archivio Vescovile di TV) si notano la chiesa, il cimitero e il muro di cinta dello stesso.


[7] Ai nostri giorni possiamo collocare “Orsenigo” nella zona del Cimitero di S. Bona.

[8] Si trova ai confini con Fontane. Il termine “Pegorile” sembra far supporre che, nei lontani tempi passati, quella zona o quel fiume avessero a che fare con le “pecore”.

[9] Tutti i testamenti iniziavano con una invocazione religiosa.

[10] Come si è potuto notare, a quel tempo, non si usavano i cognomi. Per identificare le persone si scriveva il nome assegnatogli al momento del battesimo, il nome del padre, se questi era defunto lo si faceva precedere dal “fu” e il paese di origine. Nel Veneto i cognomi saranno obbligatori per tutti, con una legge napoleonica agli inizi del 1800.

[11] Il territorio di Treviso, con vicende alterne, apparteneva alla Serenissima.

[12] “Non importanti fatti d’armi ebbero luogo nel 1374; ma era una guerriglia estenuante, che unita alle inondazioni primaverili, alla peste e alla carestia, faceva sentire vivo in tutti i belligeranti il desiderio della pace. Il 6 giugno di quell’anno pertanto, con soddisfazione di tutti, fu concluso un armistizio, che purtroppo non doveva durare a lungo. Otto mesi prima era stata conclusa la pace tra Venezia e Francesco da Carrara, signore di Padova, dopo una guerra che con varie vicende si trascinava dal 1372. Il Carrarese, minacciato dal duca Leopoldo d’Austria e dalla Repubblica Veneziana, aveva ceduto al primo Feltre e Belluno e contro Venezia aveva richiesto gli aiuti del re d’Ungheria; ma il 1° luglio del 1373 le milizie ungheresi e quelle del signore di Padova erano state gravemente sconfitte e Francesco era stato costretto a concludere una pace svantaggiosa (23 settembre), obbligandosi a pagare un’indennità di guerra di trecentomila ducati e a chiedere anche scusa a Venezia… Dopo una guerra iniziata nel 1373 Venezia e Genova furono costrette dall’intervento di Papa Urbano VI e di Amedeo VI di Savoia al tavolo della pace costituito a Torino. In quell’occasione Venezia dovette rinunciare irrimediabilmente alla Dalmazia a favore dell’Ungheria, a Treviso e Conegliano a favore dell’Austria, i traffici sul Mar Nero divennero prerogativa di Genova, Trieste rimase indipendente contro un tributo annuo di olio e vino (www.cronologia.it/storia)”.

[13] La chiesa.

[14] Si tratta del gioiello della chiesetta campestre dell’XI sec. di proprietà della parrocchia di San Pelagio dedicata ai Santi Gervasio e Protasio, che, nominati con un unico termine, sono detti “S. Trovaso”. Questa chiesetta conserva antichissimi affreschi il più antico dei quali si può far risalire al primo periodo dell’anno mille.

[15] Sembra, dalle chiese citate, che il testatore abbia avuto rapporti di affari soprattutto con i paesi esterni alla città,  forse perché le vie di comunicazione con Treviso erano precarie. In particolare S. Pelagio era limitata nei collegamenti stradali verso la città di Treviso dal fiume Pegorile, dalle Fontanelle, dette anche Fontanazzi, Fontanassi o Botteniga e dalle Paludi che si trovavano tra l’attuale S. Pelagio e Via S. Bona Vecchia.

[16] Terreno.

[17] Il duomo.

[18] Corrispondono ad una decina di litri.

[19] Secondo alcuni studiosi il termine “Farra” o “Fara” è di origine longobarda ed indica una concentrazione importante di persone, militare e civile.

(a cura di U. Caverzan)

PAGINE DI STORIA

Della Chiesa della Parrocchia di San Pelagio Martire, Treviso