Parrocchia
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della Parrocchia di San Pelagio Martire

Chiesetta Santi Gervasio e Protasio

RONCOLE

Uno dei territori della parrocchia di San Pelagio è denominato “Roncole”.

Il termine “roncole” deriva dal latino “ronchare” che significa: estirpare, dissodare, tagliare, togliere le spine. La “roncola” è lo strumento che serve per compiere questi interventi. Evidentemente, più di mille anni fa, quando si fissò il nome di quella zona, il territorio era boschivo, paludoso e selvaggio e il termine “Roncole” ci ricorda il paziente lavoro svolto dai contadini per recuperare un po’ di terreno da coltivare o da adibire alla pastorizia.

In questo territorio sorge una antichissima chiesetta campestre dedicata ai Santi Gervasio e Protasio. Alcuni storici la fanno risalire a prima dell’anno mille. Le misure perimetrali della chiesetta sono m. 6.70 x 11.60 mentre l’altezza è di m. 6.70. I muri sono costruiti di sassi di fiume alternati a mattoni in funzione di legamento.

C’è da sottolineare che almeno fino alla metà del 1800 quella zona non aveva più di 100 abitanti e che la vita dei paesani era caratterizzata da una grande povertà.

Specie dopo il radicale restauro delle mura, del pavimento e del tetto nel 1985 è conservata con molta sollecitudine, riconoscendone il valore religioso, storico, artistico ed affettivo.


 

LA VITA DEI SANTI

Secondo un’antica tradizione i Santi Gervasio e Protasio, detti comunemente con un termine unico “S. Trovaso” (il “San Trovaso” non è mai esistito), erano figli gemelli dei Santi Vitale e Valeria.

I due fratelli, dopo la morte dei genitori, vendettero i propri beni e si ritirarono in una casetta per dieci anni a pregare e meditare. Denunciati come cristiani non vollero sacrificare agli dei pagani e perciò furono condannati a morte. Gervasio morì  sotto i colpi dei flagelli, mentre Protasio venne decapitato. Non si hanno notizie certe sulla data della loro morte, sembra nei primi anni del 300.

  1. Ambrogio, il 19 giugno dell’anno 386, ne ritrovò i cadaveri a Milano, città di cui era Vescovo.
    In quel giorno viene celebrata la loro festa.

Il corpo di Sant’Ambrogio e dei due santi riposano a Milano nella basilica dedicata al Santo Vescovo di origine tedesca.


 

ANTICHE TESTIMONIANZE DELLA CHIESETTA

Vari ed antichi documenti ci tramandano dell’esistenza della chiesetta, ne vediamo alcuni

1 – Archivio di Stato di Treviso
Anno 1389 Un certo “Bartolomeo da Roncole” lasciava in testamento “dell’olio perchè la chiesa dei Santi Gervasio e Protasio di Roncole, della parrocchia di S. Pelagio, fosse illuminata“.

Anno 1680 Nel libro dei Catasti si legge che a Roncole sorge la “Chiesa di Santi Gervasio e Protasio di Roncole. (Possiede) una pezza di terra arativa, vignà (vigneto). Confina mattina reverendo Monastero di Santa Maria Maddalena mediante un fosso tutto del Monastero, a mezzodì il Reverendo Monastero della Madonna Grande e parte il Rev. Monastero di Santa Maria Maddalena e dalle altre parti gli eredi del Sig. Renaldo Renaldi“.


2 – Archivio Vescovile di Treviso – LE VISITE PASTORALI
Le “Visite Pastorali” sono “visite” che i Vescovi compiono periodicamente per rendersi conto della vita spirituale, comunitaria, economica, ecc… delle parrocchie. Di queste “visite” i Vescovi ci tramandano delle relazioni che sono spesso la fonte primaria della storia delle parrocchie. La prima che venne effettuata a San Pelagio fu nell’anno 1473.

Leggiamo alcune notizie relative alla chiesetta campestre di Roncole tratte dalle Visite Pastorali. Per una corretta lettura storica non possiamo dimenticare la povertà dei parrocchiani dei secoli scorsi che, come vedremo, si ripercuoteva anche sulla corretta conservazione della chiesetta.

Attualmente è conservata con molta cura.


Anno 1538 “C’è una chiesa dedicata a S. Trovaso” (cioè ai Santi Gervasio e Protasio).

Anno 1575 “…e sotto questa chiesa (parrocchiale di S. Pelagio è presente) un’altra chiesa campestre in villa di Roncole nominata intitolata S. Gervasio e Protasio, et (il parroco) è solito una delle feste et Nadal (Natale) et una di Pasqua andar a celebrar in quella chiesa nel giorno della sua festa… (Il Vescovo) vide la chiesa di S. Gervasio aperta… (ordina che) il colmo sia acconciato con coppi, che le porte siano serrate, che la siepe che era attorno la chiesa sia sradicata et che sia terrazzato il solo (il pavimento) della chiesa.

Anno 1640 “Vi è una chiesa campestre di S. Gervasio e Protasio nella quale si celebra qualche festa per devotione…”.

Anno 1647Fu visitata la chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, sotto la parrocchia di S. Pelagio, nella quale celebrano per devotione ma raramente. Il Vescovo ordinò quanto segue: sia tenuta serrata la porta con chiavi, sia anco levata l’hedera che va serpando sopra la chiesa, affinchè con il tempo maggiormente non rovini et dissipi li muri del coperto“.

Anno 1649 “Il Vescovo visitò la chiesa campestre dei Santi Gervasio e Protasio; ne vide il soffitto scoperchiato in vari punti, l’altare nudo e sconsacrato e la strada che vi conduce è occupata dal Signor Locatello di Castelfranco. Questi, quando vede i cristiani che per devotione vogliono andare alla chiesa, li brava (li sgrida) e li rimprovera perché  passano per il suo cortile. E questo fatto ha scoraggiato molti di andare a pregarvi. Il parroco va a celebrarvi la messa una volta al mese“.

Anni 1665, 1678, 1724, 1779, 1895 anche nelle visite di  questi anni si cita la chiesetta.

Anno 1855 Il Vescovo Mons. A. Farina attesta che in parrocchia ha trovato e “riconosciuto come autentiche le reliquie dei Santi Gervasio e Protasio Martiri”. La conferma di queste reliquie verrà ribadita anche negli anni 1868, 1873, 1927

Anno 1929 Il Vescovo Mons. A. G. Longhin scrive: “L’Oratorio pubblico appartenente al Beneficio (parrocchiale) … antica chiesa campestre di Roncole… della parrocchia di S. Pelagio delle Verine… anticamente fu affrescata e si vedono sui muri delle immagini riapparse dopo imbiancature, e si conservano con amore… E’ povera assai….


3 – Tradizioni orali

Molte persone, non più giovanissime, originarie di San Pelagio e Roncole ricordano come sia a lungo esistita la tradizione di recarsi in processione alla chiesetta campestre durante i periodi di siccità “per chiedere la pioggia” e per compiere “le rogazioni“. Queste iniziative sono registrate negli antichi documenti parrocchiali specialmente degli ultimi due secoli.


 

GLI AFFRESCHI

Mario Botter, uno dei più celebri restauratori di opere antiche di Treviso, in un suo articolo pubblicato nel Gazzettino del 1953, definisce la chiesetta “dalla struttura romanica…”.

Vi scopre -“un magnifico affresco del XII-XIII sec. (altri esperti lo fanno risalire all’XI sec.), si trova nel semicatino. Rappresenta la Madonna con il Bambino Gesù in braccio e la Maddalena a fianco. Si tratta di una pregevole opera romanica ispirata dalla tradizione bizantina… A fianco della porta laterale, solo, superbo nei suoi brillanti colori, spicca un grande affresco: una sacra conversazione. La Vergine che allatta il Bambino, seduta maestosamente. Lateralmente, ritti e rigidi sono collocati tre Santi… S. Maria Maddalena, S. Gervasio e S. Protasio. L’opera è della fine del XIII secolo… Ai lati del grande arco occhieggia la figura rappresentante S. Anna…  di carattere secentesco”-.

(a cura di U. Caverzan)

LUOGHI

Nel territorio Chiesa Parrocchiale di San Pelagio Martire, Treviso