Parrocchia
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della Parrocchia di San Pelagio Martire

Chiesa Parrocchiale

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Ogni persona ha una propria storia che è fatta di momenti di gioia e di sofferenza, di entusiasmo e di stanchezza.

Anche le chiese in muratura hanno momenti affascinanti e difficoltosi, di luce e di buio. La chiesa parrocchiale di S. Pelagio non fa eccezione a questa norma. Anch’essa ha avuto momenti di esaltazione e momenti di desolazione.

Nelle pagine che seguono si è cercato di scrivere una breve storia della chiesa di San Pelagio che è fatta di persone, di ideali, di arte, di gioie, di progetti, di scoraggiamenti e di sconforto, lasciando parlare quasi esclusivamente i documenti scritti degli archivi storici.


 

GUIDA ALLA LETTURA

 1 – Le fonti dalle quali sono tratte le notizie sono poste tra parentesi, mentre “i testi originali” sono riportati tra virgolette e scritti “in forma inclinata”.

 2 – Molti dei documenti della presente ricerca sono ricavati dalle cosiddette “visite pastorali” che sono “visite” effettuate dal Vescovo o da un suo Delegato nelle parrocchie della Diocesi per controllarne la vita religiosa, la morale, i beni, ecc… Sono documenti fondamentali per la storia religiosa, economica e sociale delle parrocchie. Si conservano presso l’Archivio Vescovile di Treviso. La prima “visita pastorale” documentata a San Pelagio è del 1473.

 3 – Anche l’Archivio Storico Parrocchiale, il cui primo documento risale al 1578, è un piccolo tesoro per notizie e ricordi della vita del paese.


 

SVILUPPO DEMOGRAFICO DI SAN PELAGIO

San Pelagio, più comunemente detto San Paé o San Peàjo, è un quartiere della città di Treviso.

Secondo il censimento comunale di Treviso dell’anno 1315 “S. Pelagio ha 7 fuochi”, cioè 150 persone circa.

Nell’anno 1528 (Visita Pastorale) il parroco relaziona al Vescovo di avere “116 anime da comunione”.
A questo numero bisogna aggiungere una cinquantina di bambini “non da comunione”.

Nell’anno 1864 (A. Semenzi) “San Pelagio ha 57 case con 343 abitanti”.

Il “quarto censimento del Regno Italico del 1901” rileva che
la popolazione presente in parrocchia è di “555 persone”.

Dopo gli insediamenti autorizzati dal P. R. G. del 1973 la popolazione
ha avuto un forte incremento e ai nostri giorni raggiuge circa le 2.500 unità.

Fino ai primi decenni del 1900 la popolazione è dedita prevalentemente al lavoro dei campi.


 

VITA DI S. PELAGIO, DIACONO E MARTIRE

Il Santo nasce a Cittanova d’Istria (Croazia) nell’anno 259. Combatte come soldato per l’Impero Romano. Convertitosi al cristianesimo ed ordinato diacono muore martire il 28 agosto del 283.


PRIME TESTIMONIANZE “RELIGIOSE” DELLA CHIESA

Mons. L. Zangrando, archivista vescovile della curia vescovile di Treviso, nell’anno 1917, afferma che “la chiesa parrocchiale di San Pelagio fu eretta in suo onore prima del mille”. Purtroppo non riporta la fonte di questa importante notizia.

Papa Alessandro III in una bolla pontificia dell’anno 1170, (Archivio Vescovile) afferma che al Capitolo del Duomo “…appartiene anche la chiesa di S. Pelagio…”.


ATTO UFFICIALE DELLA CONSACRAZIONE DELLA CHIESA

Una pergamena (Archivio Vescovile) riporta la seguente notizia della consacrazione della chiesa: “il Titolo della chiesa è delle Aurine o delle Verine, tra i due Cagnan (canali)… con annesso il settore di S. Clemente Gervasio e Protasio Martiri di Roncole, essendo Vescovo Bartolomeo Gradenigo una volta Vescovo di Concordia poi di Treviso poi di Brescia, Vescovo, Conte e Marchese in onore di San Pelagio Diacono, di Emona Martire, patrono di questo luogo, a Dio, Ottimo, Massimo consacrò il 21 settembre domenica III nell’anno del Signore MDCLXXI (1671)…”.


 

EVOLUZIONE DEL FABBRICATO DELLA CHIESA

Possiamo immaginare la prima chiesa di S. Pelagio, costruita attorno all’anno mille, composta di una semplice stanza rettangolare e provvista di un singolo altare. Di quel periodo non si trovano testimonianze.

Prima del 1500 a questa chiesetta, che diventa presbiterio, viene aggiunga una sala più grande per accogliere i fedeli. Sulle due porzioni di muro che danno sul presbiterio vengono collocati due altari secondari. Si accede all’unica sacrestia dal coro.

Il Concilio di Trento (1545-1563) emana molte regole per il nuovo corso della chiesa cattolica. Ma in particolare due risultano fondamentali e sono l’obbligo della formazione dei preti nei seminari e l’obbligo per i parroci di risiedere nelle parrocchie. Non è raro trovare, prima dell’entrata in vigore di questi due decreti del Concilio, situazioni alquanto negative nelle parrocchie. In particolare, mancando i parroci nelle parrocchie anche le chiese, specie quelle di campagna, sono trascurate. E’ quello che succede anche San Pelagio nel 1538 e che leggiamo in una relazione vescovile: “la Chiesa di S. Pelagio assomiglia molto alla forma di un carcere piuttosto che ad una chiesa per l’assenza delle finestre e finestrelle e soprattutto non esiste immagine di S. Pelagio al cui titolo è dedicata né sopra l’altare principale né altrove… da ogni parte cadono rovine…”. Anche la casa canonica si trova nella stessa situazione. Dal 1600 sia la chiesa che la canonica di San Pelagio trovano una lodevole sistemazione.

E’ specialmente nel 1885 che la chiesa prende la forma attuale. Il parroco è Don Antonio Moro. Viene allungata di alcuni metri, la facciata arricchita di un frontone, collocato un nuovo pavimento, costruito il soffitto che viene dipinto da sembrare un cielo stellato, affrescati i muri come le striature del marmo, collocato un pulpito sopraelevato, costruite quattro cappelle laterali dedicate alla Madonna Addolorata, alla Madonna Assunta, al Sacro Cuore e a Sant’Antonio. Vengono rimossi gli antichi due altari secondari e al posto di quello di destra viene aperta la porta per accedere all’unica sacrestia. Una seconda sacrestia viene edificata a metà del 1900. L’altare “provvisorio” al centro del presbiterio è dell’anno 1966. Sotto la mensa si vede raffigurata l’ultima cena.


 

TABERNACOLO E ALTARI
Nel tabernacolo si custodisce il Corpo di Cristo consacrato dal sacerdote

La prima notizia di un tabernacolo è del 1473 (Visita Pastorale). Il Visitatore vede “anzitutto l’altare del Santissimo Corpo di Cristo, dove trovò il tabernacolo ben ornato e con la lampada accesa davanti l’altare”.

Nell’anno 1575 (Visita Pastorale) il Vescovo “controlla il santissimo Sacramento che trovò sopra l’altare maggiore in un tabernacolo di rame dorato chiuso in maniera conveniente…“.

Il tabernacolo è ben chiuso, ma al suo interno il Vescovo trova delle sorprese… “Habbiamo trovato nel tabernacolo del Santissimo Sacramento molti fragmenti insieme con esso Santissimo Sacramento, cosa non da buono et catholico sacerdote curato”. Per questa grave mancanza il parroco deve pagare una pesante multa. Dal comportamento del parroco si intuisce che le disposizioni del Concilio di Trento non sono ancora entrate nel costume.

Nell’anno 1724 (Visita Pastorale) “il Vescovo visitò la Santissima Eucarestia conservata in un tabernacolo di legno entro una pisside d’argento dorata internamente…“. Il viatico, cioè la Comunione agli ammalati, “si porta con tutta la Venerazione possibile con 4 ferali (lanterne), torce e candelotti…”.

Nell’anno 1774 (Visita Pastorale) “l’altare maggiore, dal mezzo in giù di marmo con simile tabernacolo…”. Forse il tabernacolo attuale?

 

ALZATO DI LEGNO
Contiene l’immagine raffigurante il Santo Patrono della Parrocchia.

Dietro all’altare maggiore si eleva (F. S. Fapanni, anno 1861) “l’alzato di legno dorato”. Luigi Coletti nel 1935 nota “dietro l’altare maggiore cornice con quattro colonne scannellate sorgenti da un basamento e reggenti un frontale sul quale posano Angioli. Stato di conservazione: buono. Note: ricca e grandiosa opera della fine del XVI secolo”.


 

STATUE E QUADRI
Sono opere dell’uomo che ci possono aiutare a conoscere di più la bontà di Dio.

La chiesa ha due statue e si trovano nelle due cappelle vicine al presbiterio.
Una statua raffigura la Madonna Addolorata mentre l’altra il Sacro Cuore. Le statue hanno un valore affettivo per i parrocchiani più anziani, ma non artistico (A. Lazzari).

Nell’anno 1917 (Archivio Parrocchiale) viene benedetto e riposto nella grande cornice dorata del presbiterio “il dipinto del glorioso Santo Protettore, opera del trevisano Prof. Giuseppe Pavan-Beninato”.
Il quadro è “regalato alla chiesa” in particolare dai Giovani del “Circolo parrocchiale” che stanno combattendo durante la prima guerra mondiale del 1915-1918. Il nuovo quadro prende il posto di uno più antico raffigurante San Ambrogio e i santi Gervasio e Protasio. Questo quadro si trova ora sopra il confessionale e nasconde il foro del pulpito sopraelevato ora non più utilizzato.

Altri due quadri si trovano nelle due cappelle prossime alla porta d’entrata. Nel 1861 F. S. Fapanni le descrive in questa maniera: uno raffigura la “B. V. (Beata Vergine) Assunta, S. Urbano PP. (Papa) Martire, S. Felice Martire, S. Antonio Abate, S. Francesco Ieratico, è opera di Sebastiano Montellato, 1679”, l’altro “S. Antonio da Padova, Titolare (patrono dell’altare), S. Gaetano da Tiene, S. Rocco Confessore”.

Tutte i quattro quadri della chiesa sono stati pregevolmente restaurati negli ultimi anni.


 

CONFESSIONALE – E’ il luogo nel quale Dio incontra l’uomo per ridargli il suo amore.

La presenza di un confessionale è confermata dal resoconto di una visita pastorale del 1609. Il Vescovo vede quello per le “femmine” e ne richiede la costruzione di un secondo per i “casi particolari”.

Ai nostri giorni la chiesa è provvista di un solo confessionale. E’ stato costruito nel 1886 (Archivio parrocchiale).


 

PULPITO – E’ il luogo dal quale si proclama la passione che Dio ha per l’uomo.

Nell’anno 1597 (Visita Pastorale) “il parroco interrogato rispose: io predico nelle quaresime e nell’avvento sul pergamo (sul pulpito sopraelevato) e le domeniche all’altare…”.

Nell’anno 1953 il Parroco Don A. Ballan fa rimuovere il pulpito sopraelevato che si trovava sopra il confessionale e che vi era stato situato nel 1885.


 

CORO E ORGANO – E’ uno strumento che aiuta il fedele a lodare Dio.

Nell’anno 1905 (Archivio Parrocchiale) iniziano i lavori per la costruzione del coro.

E’ nel 1912 (Archivio Parrocchiale) che viene installato il nuovo organo della ditta “Beniamino Zanin di Camino di Codroipo (Udine). Prevede “una tastiera di 58 note e una pedaliera indipendente di 27 note reali. Per la tastiera 696 canne e alla pedaliera 54 canne… Il mantice verrà costruito col nuovo sistema cioè a pieghe antisimetriche con due pompe e serbatoio, la meccanica sarà in legno, ferro ed ottone. La cassa espressiva verrà costruita in legno con le griglie e questa serve ad ottenere l’effetto di un Organo a due tastiere… La garanzia è di cinque anni”.

G. B. Marcon, organista della cattedrale, ne esegue il collaudo durante l’anno di fabbricazione e ne formula un giudizio positivo.

Il radicale restauro dell’organo viene ultimato nel 2010 ad opera dei discendenti della ditta Zanin di Codroipo.


 

BATTISTERO – E’ il luogo nel quale attraverso il sacramento del BATTESIMO il bambino diventa anche Figlio di Dio.

E’ solo dai primi anni del 1500 che San Pelagio ha un battistero. Si trovava “vicino alla porta maggiore” (Archivio Vescovile), a sinistra entrando in chiesa.

L’attuale battistero si trova in un locale alquanto piccolo costruito nel 1906. E’ a destra entrando in chiesa.

CURIOSITÀ

1. Nell’anno 1882 (Archivio Vescovile) “…il Parroco di San Pelagio comperava per la propria chiesa la BUSSOLA, quell’elegante riparo posto dopo la porta, per difendere le persone dal freddo e dalla vista quelli che stanno al di fuori che apparteneva a suo tempo alla Chiesa ormai ridotta ad uso profano dei Carmelitani Scalzi…Giuseppe Vescovo di Padova”. 

2. Nell’anno 1895 (Archivio Vescovile) si fa richiesta al Vescovo della “benedizione della VIA CRUCIS” che è stata posta in chiesa.

3. Il primo Impianto d’illuminazione della chiesa risale al 1910. Fino ad allora viene illuminata con cinque “fanali ad olio” (Archivio Parrocchiale). L’attuale impianto è del 1995.

4. Nell’anno 1957 (Archivio Vescovile) vengono realizzati i NUOVI FINESTRONI, sono opera “della Ditta Oriens”. La ditta Oriens, iniziata da Don Leo, era composta prevalentemente da giovani orfani di guerra della città di Treviso. 

5. Nell’anno 2001, a conclusione dell’Anno Santo viene incastonato un marmo policromo raffigurante il SIMBOLO DEL GIUBILEO dalla Ditta Pasin sullo stipite sinistro della porta maggiore. Raffigura il simbolo del Grande Giubileo del 2000. Di fronte a questo marmo, sullo stipite opposto, si trova un medaglione dell’anno 1901 e ricorda la lunga reggenza del pontificato di Papa Leone XII.


 

E all’esterno della chiesa troviamo…

CAMPANILE E OROLOGIO
Il campanile, attraverso il suono delle campane,
ricorda al cristiano la passione che Dio ha per tutti gli uomini.

Un documento del 1528 (C. Agnoletti) narra di un piccolo campanile, a forma di torretta, che sorge all’interno della chiesa e che ha due campane.

L’attuale campanile a forma di “cupoletta” è del 1860 (Archivio di Stato, Archivio Parrocchiale).

Non si conosce la data della costruzione dell’orologio che è visibile su una facciata del campanile, ma viene menzionato in un documento del 1882 in occasione di un suo restauro. L’orologio una sola lancetta.


 

FACCIATA

F. S. Fapanni, nell’anno 1861, descrive “la facciata esterna, senz’architettura, sono tre antichi affreschi: 1° Sulla porta S. Pelagio Vescovo, bene conservata; 2° La B. V. ed i SS. Rocco e Sebastiano; 3° Quasi tutto imbianchito, porzioni quasi nulla si distingue”.

Quando la chiesa viene allungata nel 1885 si provvede anche a costruire la nuova facciata più alta del tetto in maniera da farla apparire più alta.

Nel 1917 (Vita del Popolo) il Parroco, Don Carlo Rizzetto, programma di far dipingere sulla nuova “facciata è in stile rinascimento… S. Margherita… S. Francesco d’Assisi e al sommo della facciata il S. Cuore di Gesù”.Forse l’idea di dipingere il Sacro Cuore e Santa Margherita Maria Alacoque è dipesa dal fatto che nel 1913, ai confini della parrocchia, ha preso vita il nuovo convento di clausura femminile della Visitazione fondato da San Francesco di Sales nel 1610 a Annecy in Francia. La proposta del 1917 non è mai stata concretizzata.

Nell’anno 1944 (A. Lazzari) “sulla facciata della Chiesa, a destra, entrando, venne murata una marmorea lapide ad onore e ricordo dei Caduti gloriosi (della prima guerra mondiale) di S. Pelagio coi nomi e ritratti (in totale sono 17 caduti). La lapide di sinistra ricorda i 15 morti della seconda guerra mondiale.

Nell’anno 1954 (Archivio Parrocchiale) viene eseguito il lavoro di intonaco alla facciata.


 

CIMITERO
E’ il luogo dove si conservano, in attesa della risurrezione, i corpi dei defunti.

I morti, fin dalla costruzione della primitiva chiesa, secondo le usanze del tempo, vengono sepolti nel terreno benedetto attorno ad essa.

Il cimitero viene sempre visitato dai Vescovi  durante le loro visite pastorali. I Vescovi si preoccupano che sia tenuto correttamente e recintato.

Viene soppresso nel 1923 dal Comune di Treviso.


 

ALTRI LUOGHI DI CULTO A SAN PELAGIO

Nella parrocchia di San Pelagio si trovano altri tre luoghi di culto. Il primo e più antico, che è saltuariamente utilizzato, è l’antichissima chiesetta campestre dedicata ai Santi Gervasio e Protasio. Conserva tre affreschi antichissimi di diverse epoche. Alcuni studiosi fanno risalire il più antico affresco all’XI secolo.

Gli altri due luoghi di culto, ora in disuso, si trovano nella “Villa Banchieri-Ferioli” (visita pastorale) e nella ex Villa Maria.


 

BIBLIOGRAFIA

1) AGNOLETTI C., Treviso e le sue pievi, Tip.Turazza, Treviso, 1898

2) FAPANNI F. S., Villa di S. Palè, ms. n. 1363, Congreg. di Ponzano, Bibl. Com. di Treviso, 1833, 1861 Memorie storiche della congregazione di Quinto, Ed. Medesin, Treviso, 1860

3) LAZZARI A., S. Pelagio nel suburbio di Treviso, Tip. Crivellani, Treviso, 1944

4) AA. VV., Memorie del Beato Enrico, Venezia, 1760

5) MARCHESAN A., Treviso Medievale, Tip. Funz. comunali, Treviso, 1923

6) G. B. SEMENZI, Treviso e sua provincia, Tip. G. Longo, Treviso, 1864


 

ARCHIVI

Archivio di Stato di Treviso, Archivio di Stato di Venezia, Archivio Parrocchiale,
Archivio Vescovile, Biblioteca Capitolare.


 

(a cura di U. Caverzan)

LUOGHI

Nel territorio Chiesa Parrocchiale di San Pelagio Martire, Treviso