Parrocchia
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della Parrocchia di San Pelagio Martire

SAN PELAGIO NELL'ANNO 1597

Nel lontano 1597 il Vescovo di Treviso veniva a S. Pelagio per un effettuare una Visita Pastorale.

La relazione scritta di quella visita ci viene tramandata in un manoscritto che è conservato presso l’ArchivioVescoviledi Treviso.Il testo è ricco di una grande vivacità sia per il linguaggio utilizzato, sia per il trasparire continuo della preoccupazione del Vescovo di scuotere   il parroco e la comunità perchè diventassero più fedeli allenuove direttive del Concilio di Trento (1545-1563) che era terminato da alcuni decenni.


 

Vediamo, scritto in corsivo, una parte del testo di quella Visista Pastorale.
Tra parentisi si possono leggere brevi spiegazioni.

 -“L’Ill.mo e R.mo Mons. Luigi Molin, Arcivescovo giunse al villaggio di S. Palè (San Pelagio), e gli venne incontro il Rev.do D. Felice Fusan con la croce e il vessillo (palio). 

   Baciata la croce Sua Eccellenza Reverendissima fu ricevuto e sotto l’ombrella accompagnato alla detta chiesa e fatta orazione davanti all’altar maggiore e impartita la benedizione al popolo fece la processione intorno al cimitero (che si trovava attorno alla chiesa fino al 1923) recitando le preci (preghiere) prescritte per i defunti.

   Rientrato in chiesa pregò davanti al SS.mo Sacramento che visitò e trovò in una piside in un tabernacolo dorato (attualmente è in marmo) e chiuso da una sola chiave (erano obbligatorie due).

   Vide una cassetta con i vasi degli Oli Santi collocata nella parte superiore del fonte battesimale (che si trovava a sinistra, entrando in chiesa).

   Vide l’altar maggiore dedicato a S. Pelagio, (non esisteva ancora l’ “alzata in legno dorata” che si vede attualmente). Vide l’altare di S. Rocco (che era collocato dove si trova l’attuale porta per entrare in sacrestia). Vide l’altare della B. V. Maria (era situato dalla parte opposta all’altare di San Rocco). I detti altari non avevano candelabri.

   Vide il fonte battesimale (il battistero) non chiuso.

   L’ Illustrissima Sua Dominazione (il Vescovo) detestò, pubblicamente davanti al popolo radunato i sortilegi (superstizioni) e tenne un discorso esortando all’osservanza delle feste e a mandare i fanciulli alla chiesa nei giorni festivi per essere istruiti alla dottrina cristiana.

   Poi rivestiti i paramenti sacri amministrò la Cresima e quindi si ritirò nella casa parrocchiale (una piccola e povera canonica esisteva già da vari secoli).

  Fece chiamare la donna Giacoma Martignon, ostetrica, ed esaminatala se in caso di necessità fosse idonea per battezzare bambini, avendola trovata incapace (forse non conosceva la formula esatta per conferire il sacramento), le proibì, sotto pena di scomunica, di occuparsi di azioni che vanno oltre la sua professione di ostetrica.

   Nello stesso giorno in sacrestia della predetta chiesa, alla presenza di Mons. Vescovo comparve Bernardo de’ Negri, fu Tiziano, fu ammonito e depose con suo giuramento quanto segue: La fabrica di questa chiesa (la parrocchia) ha di entrate stara 2, quartieri 10 segalla (2 quintali di segala), formento stara 3 (2 quintali di frumento), nè altra biava, et vin masteli 8 (ad alcuni ettolitri), et le terre si lavorano per l’amor di Dio (gratis).

  Il Prete Felice Fusaro, nostro Curato (parroco) va per 3 anni ch’è quà, risiede in canonica. Insegna la dottrina christiana alli putti (ai bambini) dopo Vespero et ogni festa dice la Messa, insegna al popolo, et anco la dottrina christiana, raccorda le feste et le vigilie.

  Per l’ ordinario (per tenere la contabilità e i soldi) ci sono due massari laici che si eleggono a regola (in tempi stabiliti), il primo massaro è il Prete. La casella (la cassetta dei soldi) sta in chiesa et si tengono tre chiavi, una per homo (per fabbriciere) i denari si spendono in servizio della chiesa in quel che bisogna.

   Poi si recò nella casa parrochiale che visitò. 

   Quivi alla presenza di Mons. Vescovo comparve il Rev.do Felice Fusan della Diocesi di Imola e rispose confermando con suo giuramento: il titolo della mia chiesa è S. Pelagio de Verinis. (La nostra parrocchia di S. Pelagio veniva sempre specificata con almeno un altro termine oltre al nome del santo patrono per distinguerla da un’altra chiesa dedicata a S. Pelagio che si trovava in un altro quartiere della città di Treviso, a Selvana. Questa seconda chiesa dedicata a San Pelagio apparteneva all’Abbazia di S. Eustachio del Montello e fu distrutta dai bombardamenti durante la prima guerra mondiale). Nella mia parrocchia vi è una chiesa campestre di SS. Gervasio e Protasio, dove vado a celebrar una volta al mese”.

   Segue un’intera pagina in cui si descrive una vivacissima discussione tra il Vescovo e il Parroco perchè questi presentava al Vescovo dei documenti della propria ordinazione sacerdotale che sembravano, però, non essere validi. Il Parroco, per rassicurare il Vescovo, rispondeva “… le bolle (gli attestati) dei Ordini Sacri (della cosacrazione a diacono e prete) io l’ho havute dieci mille volte per le man, ma io non so dove elle siano. Il mio confessore era un Fra Gerolamo del Convento della Maddalena (quel Convento, requisito da Napoleone, ora ospizio, possedeva parecchie terre a S. Pelagio), ch’è partito per diventare Priore in Polesine, dopo il piovano di Lancenigo et dal Prete di Porcelengo, et da quel della Signoressa, et mi confesso alle solennità principali, et una volta al mese quando mi sento bisogno, io celebro ogni giorno. Predico nelle quaresime e nell’avvento sul pergamo (dal pulpito sopra elevato), et le Domeniche all’altare, insegno la dottrina christiana dopo il Vespero delle feste.

   Io ho in casa una vecchia (la perpetua) ch’havette visto (aveva circa 45 anni. Da notare che la perpetua di 45 anni veniva definita “vecchia”).

  Io ho anime da comunione 154 et in tutto il popolo io non so quanto sia (erano circa 250 persone), perchè non tengo conti et pare che pecchi il popolo circa il torre la robba d’altri (furto) con troppa libertà.

  Vi è la scola del Santissimo Sacramento, nè ha intrata alcuna, se non qualche poco di limosina (elemosina), 30 soldi alla Domenica, che si spendono in luminaria (candele). Vi è la scola della Madonna senza intrata alcuna…“.-


Quindi, prima di ritornare a Treviso, il Vescovo lasciava vari ordini al parroco che doveva “presentare in termine di un mese un inventario delle terre et lochi della chiesa curata et anco della chiesa campestre dei Santi  Gervasio e Protasio, come anco delli beni mobili, in pena de ducati dieci applicati ad arbitrio di Mons. Vescovo“.

Il Prete Felice Fusaro (il cognome di questo parroco venne scritto in almeno tre modi diversi: Fusaro, Fusario e Fusan) rimase a S. Pelagio tra il 1594 e il 1609. Ma la sua esperienza sacerdotale non doveva essere stata un modello se il parroco del 1611, nel Libro dei Battezzati, scriveva “il Reverendo Pre (prete) Fusario dopo alquanti anni fu accusato per Apostata, et dopo esser stato in prigione alquanto tempo, fu mandato nella sua Religione, nel Monasterio sotto Treviso, et dui (due) anni dopo in circa morse (morì)”.

(a cura di U. Caverzan)

PAGINE DI STORIA

Della Chiesa della Parrocchia di San Pelagio Martire, Treviso