Parrocchia
Parrocchia
Scuola dell'Infanzia
0422 303779 sanpelagio@diocesitv.it Strada delle Verine, 2 - 31100 Treviso (TV)
0422 307270 scuolainfanziapioxsanpelagio@gmail.com Strada di S. Pelaio, 122 - 31100 Treviso (TV)
della Parrocchia di San Pelagio Martire

I BENI DEL PARROCO MESSI ALL’ASTA

Del Parroco (di San Pelagio)

Introduzione

I parroci delle nostre campagne trevigiane verso la fine del 1800 che cosa possedevano? Erano ricchi o poveri?

Potremo averne un’idea storicamente esatta leggendo l’ “INVENTARIO GIUDIZIALE” dell’anno 1895 fatto redigere in quell’anno dal Tribunale di Treviso che riportava la precisa descrizione di tutti i beni che il parroco di San Pelagio, Don Antonio Moro, possedeva alla sua morte, in vista della loro messa all’asta, essendo morto senza aver fatto testamento.

Don Antonio Moro morì, come leggiamo nel Libro parrocchiale dei Morti, l’“8 marzo 1895. D. Antonio Moro dei fu Antonio e Rios Teresa d’anni 77. Parroco benemerito di questa parrocchia per oltre 44 anni moriva la mattina del 6 corr. celebrata appena la S. Messa e fattone il ringraziamento, colpito nella stessa sacrestia da grave congestione celebrale e dopo brevi istanti nella stessa sacrestia spirò. Il suo cadavere veniva questo mattina seppellito in questo cimitero (di S. Pelagio) all’intervento di tutti i Confratelli della Congregazione (alla presenza di tutti i parroci delle parrocchie vicine)”.

Secondo i parrocchiani Don Antonio Moro morì povero. Infatti, i Fabbricieri, cioè gli stretti collaboratori del Parroco, scrivevano nel “1895 all’onorevole Giunta Municipale di Treviso, per un sussidio (per il restauro della canonica) vista la povertà della parrocchia perché il parroco nulla ha lasciato in testamento avendo dispensato in 40 anni di attività parrocchiale a S. Pelagio tutto ai poveri”.

– NB: Verranno riportati fedelmente i testi come sono stati trovati nei documenti originali
         e saranno: in “con il corsivo virgolettato”


30 OTTOBRE 1895 – INVENTARIO GIUDIZIALE 

Poiché Don Antonio Moro era morto senza aver fatto testamento il Tribunale di Treviso
il “30 OTTOBRE 1895” ordinava l’ “INVENTARIO GIUDIZIALE” dei suoi beni in vista della loro messa all’asta. I diversi oggetti venivano, quindi, venduti “all’asta” a colui che offriva per quell’oggetto il prezzo maggiore.

Eccone il testo del decreto: “Regnando S. M. (Sua Maestà) Umberto I° per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia – S. Pelajo di Treviso, oggi 30 del mese di Ottobre alle ore 2 1/2 pomeridiane nella casa canonica.

Premesso che nel 6 Maggio 1895 cessava di vivere in questa casa (morì, come abbiamo visto, in sacrestia) il molto reverendo parroco Don Antonio Moro senza testamento e senza eredi noti.Che con decreto 15 Ottobre 1895 della Pretura I° Mandamento di Treviso N° 252 veniva nominato a Curatore dell’eredità giacente il Sig. Cav. Enrico Cevolotto di qui.

Sopra richiesta del suddetto Sig. Avvocato io Sorelli Albino Vicencelliere addetto alla Pretura del I° Mandamento di quì mi sono recato nella presente località, ove ho avuta la presenza di esso Signor Avv. D. Enrico Cevolotto il quale mi ha presentato copia autentica del suddetto Decreto che lo nomina Curatore dell’eredità del detto defunto nonché del (a questo punto il documento riprende alla successiva pagina come segue): assunti quindi a testimoni i Signori 1° Basso Guglielmo di Bortolo d’anni 36 di qui 2° Gianese Eugenio fu Francesco d’anni 60 di qui noti e idonei nelle forme di legge, ed assunto a perito della stima della sostanza mobile il Sig. Rieti Anatolio (figlio) d’Ignoti d’anni 44 nato e domiciliato a Treviso perito rigattiere, ho allo stesso premessa una seria ammonizione sull’importanza morale del giuramento sul vincolo religioso che i credenti con esso contraggono d’innanzi a Dio sull’obbligo di fedelmente procedere sulle operazioni affidatagli e sulle pene della legge comminate contro chi si rende reo di falsa perizia.

Detto perito quindi nei modi e forme di legge prestò il seguente giuramento: “Giuro di bene e fedelmente procedere nelle operazioni affidatemi al solo scopo di far conoscere ai giudici la verità”.

Si dava inizio, quindi, ad inventariare quanto si trovava in canonica. Il perito Rieti descriveva gli oggetti rinvenuti e ne attribuiva sotto “giuramento” un valore espresso in “lire italiane”.

– “Alla presenza quindi di tutti gli intervenuti ho proceduto nelle mie operazioni come segue:

-“…Essendo giunte le ore 5 pomeridiane ho fatto consegna degli oggetti fin qui inventariati al Sig. Curatore ed ho fissato domani alle ore 10 antimeridiane pella (per la) prosecuzione del presente inventario.

Letto confermato e sottoscritto Basso Guglielmo, Gianese Eugenio, Anatolio Rieti, Avv. Enrico Cevolotto Sorelli.

Successivamente questo giorno 31 (trentuno) del mese di Ottobre in San Pellaio di Treviso: a seguito della cessazione ieri fatta sulla prosecuzione dell’Inventario in morte a Don Antonio Moro, io Sorelli Albino mi sono quì recato ove ho trovato il Curatore dell’eredità giacente Sig. Avv. Enrico Cevolotto, il perito Rieti Anatolio,
ed i testi Rossi Eugenio, Gianese Eugenio ho proceduto nelle mie operazioni come segue”.

Essendo stata descritta tutta la sostanza mobile appartenente al defunto Don Antonio Moro, il Curatore chiede sia rimesso altro giorno la prosecuzione dell’Inventario della sostanza e compilare l’elenco delle passività.

Si fa marchiare che il Curatore ha consegnato al Sig. Ruspagiore Ruggero fu Antonio residente a Treviso dal locale subeconomo Dottor Ettore Centa tutte le carte e registri che sono rinvenuti di pertinenza del beneficio parrocchiale ne rilascia ricevuta di pieno scarico al Sig. Curatore.

Dopo di ciò esso Sig. Curatore avuta da me la materiale consegna di tutto quanto fu sopra descritto egli a sua volta temporaneamente ne fa consegna al Sig. Montellato Giuseppe di quì che ne assunse la custodia sotto le osservanze di legge, e lo stesso si dica delle cose ricevute dal rappresentante del subeconomo.

Letto confermato e sottoscritto ad eccezione del Montellato che dichiarò non poter firmare in causa di malattia agli occhi.

P. Ruspaggiari: Gianese Eugenio, Basso Guglielmo, Anatolio Rieti – Avv. Enrico Cevolotto Sorelli”.


Terminata la pratica dell’Inventario veniva stabilito il giorno e il luogo dell’asta come segue:

13 NOVEMBRE 1895 – BANDO DELL’ASTA

“Si rende noto che in seguito a Provvedimento 13 Novembre 1895 N. 964 del Regio Decreto del Sig. Pretore del I° Mandamento di Treviso, a cura del suddetto sulla piazza di S. Pelajo di Treviso vicino la Chiesa, nel giorno 27 Novembre 1895 alle ore 10 antimeridiane sarà tenuta la vendita al pubblico incanto di tutti gli effetti mobili di spettanza della eredità del fu R.do Don Antonio Moro, descritti nell’Inventario Giudiziale 30 Ottobre 1895, stimati £ 537.50

La delibera seguirà, nel giorno 27 Novembre 1895, al maggior offerente a prezzo superiore alla stima, e nei giorni successivi, occorrendo, al maggior offerente anche a prezzo inferiore alla stima, e verso pronto pagamento del prezzo offerto delle cose compravendute.

Treviso 15 Novembre 1895. L’Ufficiale Delegato”.

RICAVATO

Dalla Vendita Giudiziale dei beni del parroco effettuata “sulla piazza di S. Pelajo… vicino la Chiesa, nel giorno 27 Novembre 1895… stimati £ 537.50” si ricavarono “lire 274”, quindi, circa la metà del preventivato.

Furono acquistati specialmente gli oggetti per la cucina, quasi tutti gli armadi, i tavoli, le sedie e la “carrettina”. 

La delibera seguirà, nel giorno 27 Novembre 1895, al maggior offerente a prezzo superiore alla stima, e nei giorni successivi, occorrendo, al maggior offerente anche a prezzo inferiore alla stima, e verso pronto pagamento del prezzo offerto delle cose compravendute.

Treviso 15 Novembre 1895. L’Ufficiale Delegato”.


 

VALORE DELLA LIRA

Che valore avrebbero ai nostri giorni gli oggetti dell’asta del 1895?

– C’è da tenere presente che, normalmente, nelle aste il valore degli oggetti viene ridotto per permetterne la vendita e anche in questo caso il valore effettivo dei beni del parroco valevano senz’altro di più di quello attribuito loro al momento dell’Inventario del 1895.

– Per farci un’idea di quanto potesse realmente valere l’euro a quel tempo vediamo un documento del nostro archivio datato lo stesso anno dell’asta, 1895, e che si riferisce alla spesa sostenuta dal parroco, Don Moro, per pagare i lavori eseguiti in chiesa nemmeno un mese prima della sua morte. “12 Febbrajo.

Per aver riparato 14 banchi della Chiesa… £ 15.50. Per la riparazione di 4 banchette della chiesa £.4.50. Per aver fatto nuova finestra del Battistero (che a quel tempo era a sinistra entrando in chiesa) £. 1.00…

Per aver fatto il siolo (pavimento) del Campanile e messo in opera con chiodi £. 6.50. (Firmato) Il falegname Fantin Giovanni S. Pellajo e Fantin Giovanni figlio”.

Un altro dato importante potrebbe essere quello di confrontare il valore della marca da bollo apposta sul documento appena citato che è di “Centesimi 5” e rapportarlo al valore delle marche da bollo dei nostri giorni.


 

CONCLUSIONI

Don Antonio Moro, dunque,  era ricco o povero?
E’ senz’altro difficile dare un giudizio su uno stile di vita di oltre 100 anni.

Ma rileggiamo, in particolare, i numeri che vanno dal 71 al 80 dell’Inventario Giudiziale:

Possedeva “n. 8 camicie da uomo in sorte,
n. 4 mutande e tre intimelle n. 12 fazzoletti in sorte
n. 8 paja calze in sorte, tre paja tirache
n. 5 cravatte un collo e sciarpa parrocchiale
n. 2 gilet, paja braghe e tre paja ghette
n. 1 scialle, tre cappelli, un paglierino e due paja scarpe
n. 1 veste di tibet, pajo pantaloni, quattro soprabiti di panno usati”.

Certamente spese molte delle sue economie, dei suoi soldi per S. Pelagio, infatti, i suoi parrocchiani scrissero che Don Antonio Moro “nel 1895… nulla ha lasciato in testamento avendo dispensato… tutto ai poveri”.

Il suo nome è scritto anche in chiesa, tra il cornicione e la prima finestra di sinistra, non visibile da terra, a ricordo dei lavori eseguiti nell’anno 1885 per abbellire la nostra chiesa. Negli anni precedenti a quella data aveva fatto allungare la chiesa, costruire i quattro altari laterali e l’attuale campanile esterno alla chiesa  al posto di quello, a forma di “torretta” , che occupava una parte interna della chiesa.

Fu il parroco che rimase a S. Pelagio per il maggior numero di anni, dal 1849 al 1895.


ANNO 1897 – RELAZIONE TECNICA DELL’ING.  GREGORI

Al termine dell’Inventario Giudiziale, riportiamo alcuni passi della minuziosa “Relazione Tecnica” sugli ambienti della casa canonica lasciataci dall’Ingegner Vittorio Gregori nell’anno 1897. Tale Relazione gli era stata commissionata in vista del suo restauro.

Teniamo presente che verso la metà del 1900 la canonica subì importanti trasformazioni rispetto a quella della fine del 1800 e che da pochi anni è stata completamente restaurata, messa a norma e resa funzionale alle nuove esigenze parrocchiali e alle norme previste per i fabbricati.

La casa canonica descritta dal Gregori, quindi, è molto simile alla canonica che si trovava prima del suo recente restauro.

Il testo originale della “Relazione” si trova presso la Curia Vescovile di Treviso.

Descriveva l’Ingegnere:

“Dall’esterno (della canonica) si accede al cortile per foro di portone da carrozze… per porta si accede al piano terreno… Sala… Quattro fori di porta danno alle stanze…
Per uno di questi fori di porta si passa in Tinello.
La luce viene da due fori di finestra… Due fori con serramenti di portieretta, leggeri, in due partite e controsseramenti, darebbero sul salvaroba, di cui in appresso.
I controsseramenti sono però fissi, per cui servono gli spazi interposti come armadio…
Per foro di porta si passa in Cucina… focolaio, cappa e canna in sufficiente stato… Un foro di porta dà accesso verso il cortile davanti… Un foro di finestra con scuro a vetrata simili a quello del tinello…
Per foro di porta, con imposta servibile, si passa in Legnaia… Dalla cucina per altro foro di porta, con serramento simile a precedente si passa in  Spazzacucina… Lavandino con pietra di vivo… Un foro di porta nuovo si passa in Salvaroba… Due fori, con vetratelle ricevono luce indiretta dal locale delle scale…
Dalla sala per foro di porta ricordato si passa in bella delle scale, che si svolgono in quattro rami, ringhiera a colonne di noce… Riceve luce da due fori di finestra, corrispondente ai pianerottoli primo e terzo… Il primo foro a vetrate, fornito di scuro, sufficiente stato, il secondo foro ha scuro vecchio e vetrata in discreto stato…
per foro di porta ricordato si passa in Tinello… Due fori di finestra, con oscuri e vetrate, simili a quelli del Tinello sub.

2)… Per foro di porta ricordato si passa in Cantina due fori con scuri e vetrate in disordine e ferriate… Dall’esterno per foro di porta si passa nel locale ad uso rimessa e stalla (dove, forse, si trovava il cavallo del parroco). Questa da quella separata soltanto da assito, privo di serramento…

Pavimento a ciottoli, greppia (mangiatoia per il cavallo) a tavola con bisogni sul fondo: due fori piccoli, con vetratelle… Montato il primo piano si passa in Sala… Sopra la terrena. Pavimento di terrazzo in qualche degrado, pareti e soffitto ad intonaco ed imbianco…
Quattro serramenti di porta  mettono ai rispettivi locali adiacenti, due fori di finestra…
Per foro indicato si passa in…  Camera, in angolo S. O. (sud–ovest)
Dalla sala per foro si passa in Camera in angolo S.E. (sud-est), simile affatto al locale precedente…

Dalla sala per foro ricordato si passa in altra camera…
Dal pianerottolo della scala per foro di porta con portura servibile, si passa in Camera, avente luce soltanto da due fori sopra le scale, con vetratelle in stato sufficiente… Per foro nudo si passa in Granaio, sopra la cucina…

Due fori di finestra uno con oscuro discreto, l’altro da riattarsi.
Un terzo minore per sola ferriata… Piano secondo… Per foro di porta con serramento vecchio si passa in Granaio, sottocoperto di travi, pianelle e tegole… Pavimento per metà a terrazzo in qualche degrado e per metà a tavole… Riceve luce da nove fori di vetrata con oscuri vecchi, anzi tre cadenti con filiate…
Per scala a mano in disordine si passa dalla stalla nel Fienile, Pavimento di tavole… Due fori di finestra con oscuri vecchi…”.

(a cura di U. Caverzan)

PAGINE DI STORIA

Della Chiesa della Parrocchia di San Pelagio Martire, Treviso