Parrocchia
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della Parrocchia di San Pelagio Martire

DAL LIBRO DEI BATTESIMI – 1816-1829

Per poter ricostruire un affidabile albero genealogico dalla metà del 1550 e fino agli ultimi anni del 1800 è necessario far ricorso ai registri parrocchiali.

Prima del 1550 non ci sono molti documenti certificati. Generalmente, solo dalla fine del 1800 molti comuni italiani istituirono gli uffici dell’anagrafe. 

E’, in particolare, da quando il Concilio di Trento (1545-1563) prescrisse ai parroci di conservare un registro nel quale riportare il nome dei battezzati e dei loro genitori che si iniziarono ad avere documentazioni sicure sulle famiglie.

Ma anche i registri parrocchiali, per vari motivi, come vedremo, non sono sempre attendibili e la breve ricerca che segue conferma le difficoltà per effettuare delle veritiere ricerche genealogiche.


 

A) QUATTRO FRATELLI 
con quattro diversi cognomi…

Un “Registro dei Battesimi” che si conserva nell’archivio storico della parrocchia di San Pelagio di Treviso conferma la prudenza che si deve tenere per ricostruire un albero genealogico affidabile.

E’ sufficiente leggere il cognome che il parroco accordava ai genitori di quattro loro figli nati tra il 1821 e il 1829. Egli attribuirà quattro diversi cognomi al padre e due alla madre e continuerà la confusione anche circa il nome del paese d’origine del padre.

Il parroco a quel tempo era Don R. Pontotti che rimase a S. Pelagio dal 1795 al 1831.

Tra “virgolette” e con scrittura in “grassetto” e “sottolineati” verranno riportati i testi come si trovano scritti esattamente nell’originale, anche con quelli che ai nostri giorni sono ritenuti errori.

Vediamo le notizie circa i quattro fratelli, i loro genitori e il paese di provenienza del padre come sono riferite nel registro dei battesimi dal parroco. Leggiamo…

2)  Nell’anno 1821 nasceva il primo figlio, “Alojsio”.

a) Il parroco scriveva: il “28 9bre (novembre) 1821 (nasceva) Alojsio DIMENECH (e) li (il) due xbre (dicembre) fu battezzato da me Don Roberto Pontotti Parroco”.

La madre si chiamava “BASSETTA Cattarina domiciliata a S. Pale (Pelagio)”,
il padre “Gioachino DIMELECH domiciliato a S. Palè (Pelagio)”.

Si erano “maritati l’anno 1820 a Fontane” e di professione facevano i “villici”, cioè contadini.

Il padrino, “Bettio Giovanni da Treviso”, firmava il registro.


b) Nello stesso anno 1821 il parroco ripeteva, per errore, la notizia della nascita di Alojsio anche su un’altra pagina del registro dei battesimi. In questo 2° documento che, una volta redatto annullava con un tratto di penna, troviamo: il “28 9bre (novembre) a li due xbre (dicembre) fù battezzato Alojsio di MENECH da me Don Roberto Pontotti Parroco”.

La madre si chiamava “Bassetta Cattarina”, il padre “DIMELECH Gioachino”. Si erano “maritati l’anno 1820 a Fontane”.


2) Nell’anno 1824 nasceva il 2° figlio, “Antonio Maria”.

Il parroco scriveva: il “5 Aprile 1824 (era) nato ieri sera Antonio Maria alle 12 meridiane e questa sera fù battezzato da me Don Roberto Pontotti Parroco”.

La madre si chiamava “Cattarina Bassetta da Vascon”, il padre “DAMELECH Gioachino da Sendico (Sedico, in provincia di Belluno) Dipartimento di Piave ora (abita a) S. Palè”.

Si erano “maritati (nell’anno) 1820 a Fontane”.

Madrina fu  “Parisioco Orsola da Treviso”.


3) Nell’anno 1826 nasceva il 3° figlio, “Luigi”.

Il parroco scriveva che era “nato li (il) 21 xbre (dicembre) Luigi (alle) ore due dopo mezza note (mezzanotte), e questa sera 22 detto (del mese di dicembre) fù battezzato da me Don Roberto Pontotti”.

La madre si chiamava “Cattarina Bassetta da Vascon”, il padre “Giochino DIMELECH da Cendego (Sedico) Partimento (Dipartimento) di Piave ora (abita) a S. Pale (S. Pelagio)”.

Si erano “maritati l’anno 1820 a Fontane”.

Madrina fu “Ionara Peronar da Belun (Belluno) ora a Treviso per Domenico Gambaroto”.


4) Nell’anno 1829 nasceva la figliaFiorina Domenica”.

Il parroco scriveva che il “13 aprile 1829, (era) nata Fiorina Domenica Dimelech il 5 detto (mese) alle ore 9 della mattina, e questa mattina fù battezzata da me Parroco”.

La madre si chiamava “Cattarina Bassetto da Vascon, villica”, il padre “Dimelech Gioachino da Cendico (Sedico, del) dipartimento di Piave, Villico (contadino)”.

Si erano “maritati l’anno 1820”.

Il padrino “fù Domenico Pegorer dalle Corti, illetterato, villico, testimone Giuseppe Grigoletto, Illeterato, levatrice Anna Bortolotto da S. Artien (S. Artemio)”.


DUNQUE, QUALI ERANO I COGNOMI ESATTI DEI GENITORI
DEI QUATTRO FRATELLI E IL PAESE DI ORIGINE DEL PADRE?

Dagli atti di battesimo sopra riportati si può affermare che i quattro bambini hanno avuto gli stessi genitori che si erano sposati “nel 1820 a Fontane”, che vivevano a San Pelagio, che erano “villici e illeterati”, cioè contadini e che non erano in grado di leggere e di scrivere.

Ma, per quanto riguarda i cognomi dei  genitori e il paese di origine del padre la cosa non è chiara… Infatti, rileggendo con attenzione i testi riportati come in originale tra virgolette, in grassetto e sottolineati, troviamo queste curiose “variazioni”:

1) Per quanto riguarda il cognome del padre si scopre che il parroco lo elaborava in quattro maniere discordanti:
esso era “nell’anno 1821 DIMENECH, DIMELECH, di MENECH” e “nell’anno 1824 DAMELECH”.

Il cognome “Dimelech, DaMelech ecc…”, e mutamenti vari, sembra derivi da “dei, dai Mènego, Mènico, (Domenico)”, cioè dalla discendenza, dalla famiglia di un certo “Domenico”.

2) Il parroco affermava che il cognome della madre, per i primi tre figli, era “BASSETTA”, mentre per la figlia Fiorina  era “BASSETTO”.

3) Il paese di origine del padre era “Sedico”, in provincia “di Belun (Belluno)”. Ma per il parroco non doveva essere evidente come si dovesse scrivere “Sedico”. Infatti, nel “1823” scriveva che “Damelech Gioachino  della Villa di Sedego” era stato padrino di un bambino in occasione di un battesimo. Ma il parroco, non troppo sicuro che “Sedego” fosse esatto, vi aggiungeva una “n” cosicchè “Sedego” diventava “Sendego”. Nel “1824” Don R. Pontotti scriveva che “Gioachino”, il padre del secondo figlio, era “da Sendico”.


 

B) GLI ILLETTERATI A SAN PELAGIO
con quattro diversi cognomi…

1) Esaminando gli atti dei battesimi del periodo nel quale nascevano i quattro figli di Gioachino Dimelech (?), tra il 1821 e il 1829, si nota quanto segue:

a) Nei 100 battesimi che seguirono a quello di Alojsio, dell’anno 1821,  solo 10 padrini firmavano il registro perchè gli altri erano “illeterati”. Qualcuno sostiene che il dieci per cento dei “letterati” di quel tempo sia anche la media delle persone di una certa età che ai nostri giorni sono in grado di utilizzare il computer.

b) Molto spesso, fino agli inizi del 1900, molti documenti legali a San Pelagio erano firmati dagli “illetterati” o “illiterati” tratteggiando una croce. Con questo segno venivano legalizzati i documenti da coloro che non erano in grado né di leggere né di scrivere. Spesso vicino alla croce si trova anche la firma di un “testimone”.

Una scuola elementare pubblica a San Pelagio sarà operante solo dagli ultimi anni del 1800.


2) Per Don Pontotti non era chiaro nemmeno come scrivere sempre alla stessa maniera il nome della sua parrocchia. Infatti, è sufficiente leggere l’intestazione del registro dei battesimi che egli così compilava nel 1816: “Registro dei Battesimi di San Pellajo, del luogo di S. Palè, Frazione del Comune di Ponzano, Distretto di Treviso, Provincia di Treviso”. Dunque, “San Pellajo”, “S. Palè” o “San Pale” come a volte riscontriamo in alcuni certificati di battesimo?

Nella sua millenaria storia il nome della parrocchia è stato scritto in oltre 200 modi differenti.

Da notare che, secondo Don R. Pontotti, San Pelagio, nel 1816, era “Frazione di Ponzano”. Non ci sono altri documenti che confermino questa affermazione. Alcuni decenni fa, durante un’animata assemblea  indetta per delineare una nuova positiva fisionomia per San Pelagio, venne avanzata la proposta di porre San Pelagio nel comune di Ponzano e non più di Treviso. Erano gli anni 80, durante i quali San Pelagio si vide aumentare in pochissimi anni la popolazione di circa 1500 nuove unità. 


 

C) CURIOSITA‘ 

Prendendo in esame solo 10 anni, quelli che vanno dal 1816 al 1826, del registro dei battesimi di San Pelagio di Treviso troviamo altre interessanti notizie circa il numero dei nati, i cognomi, i soprannomi, le professioni, la maniera di scrivere i nomi dei paesi, ecc

Vediamo alcuni casi: nell’anno 1816 nascevano solo 5 bambini, tra essi:

– “Rossi Giovanna”. I genitori si erano sposati “nella Parrocchia di S. Bortolomio (a Treviso)”. Ora la parrocchia è detta di San Bartolomeo. La chiesa del 1816 di San Bartolomeo ora è adibita a magazzino di mobili.

–  “Regina Bardini, madrina Zorze Maria della Maddona (Madonna) del Rovere”

–  “Domenica Montellato,  padrino Favaro detto Fava Giuseppe”

–  “Soligo Anna Maria, madre Biscaro detto Favaro Domenica da S. Bona”


Nell’anno 1817 nascevano 12 bambini.


Nell’anno 1818 nascevano 13 bambini, tra essi:

–  “Anna Maria”, il padre si chiamava “Giuseppe Fava detto Favaro”

–  “Antonio”, il padre si chiamava “Rossi detto Nardo Pietro”

–  “Angelo, figlia di Maddalena Cargnio e di Giuseppe Galiazzo, padrino Sartorello Candido”, sulla stessa riga il cognome del padrino veniva scritto “Sartorelo” 

Nell’anno 1819 nascevano 13 bambini, tra essi

–  “Valentino”, la madre si chiamava “Domenica detta Righetto Geromin”

–  “Marianna”, la madre si chiamava “Carrara Girolama da Sussigana (Susegana)” e assieme al marito “Villanova Giovanni” erano “carteri”, cioè, produttori di carta dal mulino, dal “follo per carta”. In precedenza il mulino era stato usato per la produzione della farina.

–  “Margarita Cattarina, la madre Sarzetto Angela da San Biajo (San Biagio), il padre Breda Antonio da Giarra (Giavera ?)”


Nell’anno 1820 nascevano 8 bambini, tra essi:

–  “Angelo”, il padrino era “Lorenzon detto Giulio Amadio dalle Corti”

–  “Teresa”, il padrino era  “Antonio del fù Lorenzo Benetton detto Biasettin”


Nell’anno 1821 nascevano 13 bambini, tra essi:

–  “Luigia”, i genitori erano “Bozziola Maria da S. Bona e Romano da Selvana”, si erano sposati a “Madona (Madonna) del Rovere”

–  “Lorenzo”, il padre era “Antonio Benetton detto Biasetto da Ponzan (Ponzano)”

–  “Marianna”, figlia di “Sartorello Candido, monaro (mugnaio), dalle Corti Frazione di S. Palè”, il padrino era “Gobbo Francesco dalle Corti Frazione di S. Palè”


Nell’anno 1822 nascevano 14 bambini, tra essi:

– “Anna Maria”, figlia di “Sartorello Nicola, monari (mugnai)”, il padrino fu “Zambarlan Domenico dimorante alle Corti, Parrocchia della Madona (Madonna) del Rovere”

– “Dominica”, figlia di “Favaro detto Fava Girolamo”, padrino fu “Crespan Antonio detto Tesser di Valentino”

– “Eugenia”, figlia di “Orsola Casona detta Faccio e Soligo Giuseppe, di professione marangone (falegname)”


Nell’anno 1823 nascevano 13 bambini, tra essi:

– “Maria Maddalena”, figlia di “Candido Sartorello, monaro (mugnaio), padrino Zuane Pillotto carter da Galiera ora dimorante a S. Palè”

Nell’anno 1824 nascevano 11 bambini, tra essi

–  “Valentino”, il padre era “Righetto Girolamo, il padrino Crespan Antonio detto Tesser”

– “Margarita Dominica” figlia di Anna Righetto e Giuseppe Genovese da Povejan (Povegliano)”

–  “Luigi”, il cognome della madre sulla stessa riga è “Righetto” e “Reghetto”, il padre era “Visentin Angelo, padrino Antonio Crespan detto Tesser Sante”

–   “Dominica”, figlia di “Menegona (Domenica) Maria da Narvesa (Nervesa) e Ceciliotto Stefano da Selva, madrina Elisabetta di Marchi da Narvesa (Nervesa)”

–  “Eugenia Beatrice”, figlia di “Baldo Antonio, padrino Magro Pietro da Melma, di professione monaro (mugnaio), madrina Berti Maria da Pordenon (Pordenone)”. Il padrino “Magro Pietro” firmava l’atto di battesimo.


Nell’anno 1825 nascevano 14 bambini:


Nell’anno 1826 nascevano 13 bambini, tra essi:

–  “Alojsia De Laide (Adelaide)”, figlia di Cattarina Crespan e Favaro detto Fava, padrini Giovanna Coletti Moglie del Signor Nicola de Poli da Tai da Cadore e la Signora Anna figlia del Signor Nicola de Poli”

–  “Giovanni Antonio Andrea“, la madre Domenica Righetto, il padre Lovisato Giovanni, padrini il Sig. Conte Giovanni Antonio Contevecchia da Marlengo (Merlengo), possidente”

–  “Giovanni, figlio di Maria Righetto, il padre Visentin Angelo da Cusignana, padrino Crespan Zuane detto Tesser, calzolajo”. Il padrino firmava l’atto scrivendo “Crespan govani (Giovanni) deto (detto) Teser (Tesser) padrino”

–  “Anna Maria Crespan, la madre Maddalena Benetton detta Biasetto, il padre Crespan Detto Tesser Giuseppe”

–  “Giuseppe Angelo, la madre Orsola Cason (negli atti precedenti era detta Casona), il padre Soligo Giuseppe, marangon (falegname) Artisti (artigiani)

–  “Antonia Righetto, la madre Regina Mozzato da S. Antonino, il padre Righetto Girolamo da S. Palè, il padrino Marson Giuseppe murer (muratore)”, quest’ultimo firmava l’atto scrivendo “Marson Giusepe (Giuseppe)” 


 

D) DOVEROSI RINGAZIAMENTI E COMMENTI

1) Il primo doveroso cristiano ringraziamento va al parroco Don R. Pontotti perchè durante il decennio preso in esame (1816-1826) con il sacramento del battesimo rese i 129 bambini anche figli di Dio.

Il battistero in quegli anni si trovava a sinistra entrando in chiesa e prendeva luce anche da una finestra sulla facciata della chiesa.

L’attuale battistero è dell’anno 1905.


2) Ricordiamo che per i cattolici i sacramenti del battesimo, delle cresima e del matrimonio si ricevono una sola volta durante la vita perché sono in sé pienamente efficaci grazie all’amore infinito del buon Dio e non è necessario riaverli. La Chiesa, per avere la testimonianza certa che il cristiano abbia ricevuto una sola volta uno di questi sacramenti, rese obbligatorio l’uso dei registri. Questo pratica iniziò, in particolare, dal Concilio di Trento (1545-1563).


3) Come abbiamo visto agli inizi del 1800 pochi civili sapevano leggere e scrivere ad eccezione, in particolare, di alcuni commercianti e del parroco. Ma anche per questi è evidente la difficoltà di scrivere con il numero esatto delle doppie.


4) Gli errori o le imprecisioni di registrazione delle generalità
dei battezzati da parte del parroco possono avere varie cause:

a) una prima causa può essere la non registrazione di tutti gli estremi del sacramento appena terminata la cerimonia che si svolgeva in chiesa. Così, al momento della scrittura nel registro dei battesimi, che effettuava in un secondo tempo in canonica, poteva non ricordare esattamente tutti i dati delle persone. D’altra parte non era facile compiere gli atti burocratici in sacrestia perché, specie d’inverno la temperatura era rigida mancandovi il riscaldamento.  Era, poi, necessario  portarvi la boccetta dell’inchiostro, la penna con il pennino funzionante, il registro, alquanto ingombrante, che misura cm. 30x43x3, le candele per illuminare “la scena”, ecc… La luce elettrica sarà funzionante nella chiesa di S. Pelagio solo dal 1910.

b) una seconda causa, forse, della cattiva registrazione degli estremi dei genitori e dei padrini stava nel fatto che questi non erano in grado di ricordare e certificare  le proprie generalità. Solo nel 1813 (?) era stata promulgata la legge che tutti dovessero avere un “cognome”. Qualche famiglia lo aveva già, mentre altre, analfabete, stavano “costruendo” lungo gli anni un proprio cognome. L’uso della propria identità a quei tempi non era molto frequente se non nei casi di nascita, morte, servizio militare, acquisti di immobili e poche altre importanti occasioni.


5) E’ interessante notare come molti cognomi delle mamme siano stati scritti da Don R. Pontotti al femminile, come ad esempio “Mazzolina, Cendrona, Visentina, Bettiola, Crespana, Bozziola, Bassetta, ecc…”.. I cognomi corrispondenti al maschile sono tronchi “Mazzolin, Cendron, Visentin, Bettiol, Crespan,  ecc…”. La consuetudine di mettere al femminile un cognome maschile, parlando di donne, è rimasto in certe parlate dialettali. Molti cognomi tra il 1800 e i nostri giorni subiranno delle variazioni. Anche quelli che abbiamo appena riportati possono essere diventati “Massolìn, Masoìn, Ceron, Visintin, Visentin, Betiol, Bettòlo, Betòeo, Grespan…” o altro.


6) Da quanto fin qui brevemente esposto si può comprendere come sia necessario essere molto prudenti nel porre fiducia sulle ricostruzioni del proprio albero genealogico specie se non comprovato da documenti originali. A conferma della innegabile difficoltà di ricerca di antenati aggiungiamo che certi parroci scrivevano solo il nome e non il cognome della madre del bambino.


7) Ogni anno arrivano nelle parrocchie decine di lettere dall’estero
di discendenti di emigrati italiani. Giungono in particolare dal Brasile e dall’Argentina,
ma anche dall’Inghilterra, dagli Stati Uniti, ecc… In quelle lettere vengono richiesti
gli atti dei sacramenti ricevuti dai loro antenati mentre erano residenti in Italia.
Se vengono rinvenuti essi permettono al discendente emigrato di richiedere la cittadinanza
italiana e quindi la possibilità di avere gli stessi diritti degli italiani.

Anche nella nostra parrocchia arrivano in continuazione delle lettere con simili richieste. Sono scritte generalmente in un italiano poco corrente, e non è raro trovarvi termini dialettali veneti. Negli anni scorsi alcuni emigrati in Brasile, discendenti di emigrati partiti dalla nostra parrocchia nel 1800, hanno ottenuto la cittadinanza italiana; questo grazie ai documenti
conservati nel nostro archivio storico parrocchiale.
Per questo sono, ancora una volta, da ringraziare i nostri parroci anche se non sono sempre stati tanto scrupolosi, secondo le normative odierne nel compilare i registri.

I registri comunali  dell’anagrafe di Treviso iniziarono solo verso la fine del 1800, in altri comuni nei primi decenni del 1900. I registri parrocchiali della nostra parrocchia cominciano dalla fine del 1500.
Anche in questo caso la chiesa ha fatto scuola allo Stato.

(a cura di U. Caverzan)

PAGINE DI STORIA

Della Chiesa della Parrocchia di San Pelagio Martire, Treviso