Parrocchia
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della Parrocchia di San Pelagio Martire

IL CAMPANILE di SAN PELAGIO

Una lapide che porta la data dell’anno1862sulla facciata dell’attuale campanile ci ricorda l’anno della sua costruzione.

Ripercorriamo, grazie alle testimonianze scritte ed orali, la storia del campanile di S. Pelagio.
(“Tra virgolette” sono riportati i documenti come trovati nei testi originali).

LE CAMPANE

L’uso delle campane è antichissimo.

– Nelle culture orientali si fa risalire il loro impiego già 700 anni prima di Cristo.

– Presso i greci, i romani e gli ebrei, pur di dimensioni ridotte, venivano suonate, generalmente, in occasione di riti religiosi.

– Per i cristiani l’uso delle campane si fa risalire ai primi decenni del 400.

– Verranno ufficialmente accettate dalla Chiesa nell’anno 606.

– Verso la metà del 700 si costruiva a Roma un primo campanile a fianco della basilica di San Pietro per alloggiarvi tre campane.

E’ da quel tempo che si iniziò sistematicamente a costruire i campanili a fianco delle chiese.
Per il ruolo importante che hanno nella chiesa le campane vengono benedette e consacrate del Vescovo.

Compiono, attraverso suoni differenti, un servizio religioso invitando i fedeli alla preghiera personale e comunitaria, alle funzioni religiose, segnalano la morte di qualcuno, ecc… Svolgono, secondo la credenza religiosa, anche una funzione sociale, quella di far allontanare i temporali, la grandine, quella di far piovere ecc…


 

IL CAMPANILE

Il campanile ha come scopo principale quello di contenere le campane che sono consacrate e benedette dal Vescovo essendo oggetti sacri.

Lungo i secoli questa costruzione ha assunto diversa FORMA ed USO.

LA FORMA:
è determinata dal materiale costruttivo, dallo stile del tempo, da un’idea teologica, dalle finanze, ecc…

L’USO: circa l’uso possiamo ricordare che la cella campanaria, oltre allo scopo primario che è quello di contenere le campane, specie in passato poteva servire per controllare il territorio circostante da incendi o eventuali pericoli e più alto era il campanile più ampia era la zona sorvegliata.

Durante la prima guerra mondiale quasi tutti i campanili lungo il fiume Piave vennero abbattuti per impedire, appunto, che venissero utilizzati come osservatorio dai rispettivi nemici. Si racconta che alcuni colpi di cannone tedeschi caddero anche nelle campagne di S. Pelagio, non si sa con certezza se lo scopo fosse stato quello di colpire il nostro campanile o se fossero stati colpi imprecisi che avrebbero dovuto colpire la città di Treviso.

A S. Pelagio dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, il campanile diventava anche un rifugio provvisorio. Il Sig. Ivano S. racconta che Eugenio Battistella, il campanaro di quel tempo, non chiudeva la porta a chiave del campanile per permettere ai nostri soldati sbandati di trovarvi un riparo mentre cercavano di raggiungere le proprie abitazioni dopo le notizie contrastanti circa la conclusione della seconda guerra mondiale.


 

IL CAMPANILE di SAN PELAGIO

1. anno 1000 – un primo campanile

Si può supporre che a S. Pelagio almeno un piccolo campanile sia stato costruito assieme alla chiesa circa mille anni fa, cioè ai primordi della costruzione della chiesa.

Forse, ma non ci sono prove, aveva la forma del campanile che si vede elevarsi sopra la chiesetta campestre dei Santi Gervasio e Protasio di Roncole (a San Pelagio). Era, cioè, composto da un breve allungamento di un muro perimetrale e poteva contenere una o due piccole campane.

Un altro esempio di campanile di cui abbiamo parlato lo possiamo scorgere anche nella chiesetta di S. Vito di Merlengo, lungo la strada Postumia, nel tratto che collega “Ca’ Strette (case-strette, vicine) a Postioma.


 

2. anno 1538 – primo documento scritto: il campanile, con due campane, è interno alla chiesa

Il primo documento scritto che ci descrive il campanile lo leggiamo nella relazione della Visita Pastorale (l’originale si conserva in Curia Vescovile) di quell’anno.

In esso leggiamo che il campanile era “a forma di torretta e con due campane”.

Purtroppo non possediamo documenti che ci riferiscano l’anno esatto della sua erezione.

Il campanile “a forma di torretta” come si potrà capire da un altro documento vescovile del 1575 sorgeva interno alla chiesa e vi rimarrà in quel posto fino all’anno 1860 circa.

Parte della struttura era, quindi, interna alla chiesa, mentre un’altra, quella che assomigliava ad una piccola torre, spuntava, non molto elevata, sopra il tetto della chiesa.

Era collocato nella parte destra della stessa per coloro che vi entravano, davanti all’odierno altare di S. Sebastiano. Quest’altare e quello che gli sta di fronte, dedicato alla Madonna Assunta, vennero costruiti dopo il 1860, una volta, cioè, che era stato tolto il campanile interno alla chiesa ed allungata la chiesa di alcuni metri.

Quel primitivo campanile assomigliava, in qualche modo, al grazioso campanile “a torretta” che si scorge elevarsi tra i fabbricati del Monastero della Suore di Clausura o in altre chiese della diocesi, come ad esempio, a Volpago. 


 

3. anno 1575 – ordini per il suo restauro

Il Vescovo, come si legge nel racconto della Visita Pastorale di quell’anno, lamentava che specie nei pressi del campanile il tetto della chiesa non era in buone condizioni.   Probabilmente c’erano delle infiltrazioni d’acqua tra il muro del campanile e quello della chiesa.

Prima di rientrare in Curia a Treviso il Vescovo ordinava di rimuovere questi inconvenienti.

Leggiamo nella citata Visita Pastorale: “Perchè abbiamo trovato la chiesa tener bisogno di esser ricoperta massimo nella parte appresso il campanile, ove si vede che piove: ordiniamo che sia ricoperta ove fa bisogno”.

Non possediamo alcun resoconto se i lavori furono eseguiti.


 

 4. anno 1611 – stipendio al campanaro

Nell’Archivio Parrocchiale si conserva un manoscritto che porta la seguente annotazione:

“Adì 24, Aprile. 1611… dopo la Messa.

Fù confermato per campanaro cõ (con) il solito stipendio Sior Thomaso Martignõ (Martignon)… presente (all’assemblea) et accettante (l’incarico)”.

La riunione era stata “congregata con la maggior parte delli huomini della Villa di S. Pellagio, et di Roncole… nella detta chiesa al n°. di 35 (era stata riunita la maggior parte degli uomini di S. Pelagio e Roncole… nella detta chiesa in numero di 35)”.

L’incontro era stata indetto dal Parroco perché i parrocchiani prendessero delle decisioni circa il radicale restauro della canonica che era ridotta, in quegli anni, in uno stato pietoso e pericoloso.

Altre spese per il campanaro le troviamo documentate in un registro parrocchiale dell’anno 1889. Troviamo scritto in “setenbre spesso della ciessa per lasagra putele aconto della prucission campaner L. 8” (La traduzione del testo appena letto è: “in settembre venivano spese dalla chiesa per la sagra della Addolorata, le bambine e il campanaro in occasione (aconto) della processione lire 8”. Probabilmente, come a volta si usava, il campanaro aveva suonato le campane durante tutto il tempo della processione).


 

5. anno 1797 – il campanile sorge ancora entro la chiesa

Per circa duecento anni non si trovano altri documenti che ci riferiscono del campanile.

Se ne riparla nel 1797 in un documento  vescovile che ci informa che anche in quell’anno il campanile ingombrava l’interno della chiesa.


 

6. anno 1844 – acquisto delle corde e l’inflazione

Dal 1841 anche la nostra parrocchia, secondo la legge dell’Impero Austriaco, che in quel periodo comandava a Treviso, doveva provvedere alla compilazione del cosiddetto “Conto Consuntivo”.

La stesura del “Conto Consuntivo” rimarrà in vigore fino all’anno 1929, cioè fino alla firma del Concordato tra lo stato italiano, con Mussolini e la Chiesa Cattolica.

Nel “Conto Consuntivo” tutte le parrocchie dovevano rendere conto alle Autorità della parte “Attiva” e della parte “Passiva”, vale a dire da dove provenivano le entrate e per quale motivo erano stati spesi i soldi.

Questi documenti ci tramandano anche notizie di vita quotidiana, come ad esempio il costo della “corda” per le campane.

Quello strumento, necessario per suonarle, di tanto in tanto doveva essere cambiato perché si rompeva o perché era troppo logoro.

Dunque: “nel 1844 la corda per campane” costava “austriache L. 6…; anno 1902 corda per campane (venivano pagate italiane) L. 7…; anno 1908 corda per campane L. 8.50…; anno 1910 corda per campane L. 10…”.

Come si è potuto notare il costo della corda aumentava continuamente a causa dell’inflazione.

L’inflazione, l’aumento costante dei prezzi, evidentemente, non è una scoperta moderna.


 

7. anno 1855 – spese per le scale

Nell’Archivio Parrocchiale leggiamo che veniva pagato “il Marangone (il falegname) Giuseppe Grespan … per aver fatto le scalle (scale) al campanile”.


 

8. anno 1858 – spese per la porta

Veniva pagato “Giuseppe Grespan” come troviamo scitto in un documento dell’Archivio Parrocchiale “per aver fatto la porta nel primo piolo (scalino) del campanile…“.

E’ probabile che questa porta fosse generalmente chiusa a chiave per impedire l’accesso alla cella delle campane.


 

 9. anno 1860
15 OTTOBRE: POSA DELLA PRIMA PIETRA DEL NUOVO CAMPANILE

Nell’anno 1860 iniziavano i lavori per la costruzione dell’attuale campanile che possiamo vedere sorgere staccato e a fianco della chiesa parrocchiale.

Ma la sua costruzione, come leggeremo nei vari documenti che seguono, non sembra sia stata, per varie cause, un’iniziativa molto semplice.

Lo storico F. S. Fapanni  (Villa di S. Palè – manoscritto n. 1363 – Congregazione di Ponzano – Biblioteca Comunale di Treviso – anno 1833 e 1861; Memorie storiche della congregazione di Quinto – Ed. Medesin – Treviso – 1860) scriveva che a S. Pelagio “fu posta la prima pietra” del nuovo campanile “nel giorno 15 ottobre 1860.E’ isolato, collocato a mezzodì della Chiesa, presso il muro del cimitero. E’ a cupoletta. Il disegno è di Giov. Cappellazzo capo-mastro. Nel maggio 1861 era in lavori”.

(NB: In un altro documento conservato in Curia si legge che il “Capellazzo” (in questo documento il cognome ha una sola “p”), nel 1862 effettuava un sopralluogo nella casa canonica che descriveva come segue: “al primo piano… scorse essere l’impalcatura della sala (di già presidiata in parte da puntelli) nel massimo disordine e in pericolo, insomma imminente alla etolatura (caduta delle tavole), perchè la travatura è totalmente fracida (inumidita, bagnata), e così  anche il tavolato, in una parola è in stato il più rovinoso”).

Una lapide posta sulla facciata dell’attuale campanile porta la data “1862”, cioè l’anno della conclusione dei principali lavori del nuovo campanile. Erano trascorsi vari anni dai primi progetti della sua costruzioneperché gli intoppi burocratici e le difficoltà economiche della parrocchia avevano impedito una rapida realizzazione del progetto.

La volontà dei nostri “parrocchiani” di quel tempo per avere un campanile nuovo, all’esterno della chiesa, veniva dal fatto che per loro quello che sorgeva all’interno della chiesa non era un vero campanile e questo fatto toglieva dignità al paese.

Come scrissero nei “Conti Consuntivi” di quegli anni e che si conservano in canonica scelsero di “innalzare un campanile e rendere così la propria Chiesa eguale a tutte le altre, perché era mancante”. Il “campanile” diventava, così, comunità, un sano campanilismo.


 

Ma ritorniamo al 1860.

Il “10 Settembre 1860” il Parroco, Don Antonio Moro, si era fatto promotore dell’iniziativa presso le competenti autorità austriache per ottenere i permessi per la sua costruzione e scriveva “All’Inclita Congregazione Municipale: L’Umile sottoscritto rassegna (presenta) a questo Ufficio l’esemplare (il progetto, purtroppo è introvabile) di un nuovo campanile da costruirsi per la Chiesa Parrocchiale di S. Pelagio, la quale abbisogna estremamente le sia tolto dal suo interno (della chiesa) l’ingombro del vecchio, essendosi accresciuto di molto la popolazione (nel 1861 G. B. Semenzi, nella sua opera “Treviso e sua Provincia” edito nel 1864, scriveva che S. Pelagio contava “56 case e 343 abitanti”, nell’anno 1805 secondo il Parroco di quel tempo, Don Pontotti, i parrocchiani “sono 267”. Secondo il IV censimento del Regno d’Italia del 1901 la frazione di S. Pelagio aveva 602 abitanti, mentre la parrocchia ne contava 555. Si può consultare “Fradei”, numero di Pasqua, 2002). Avvertesi poi che il progetto fu approvato dall’intera popolazione la quale concorre col Parroco per metterlo ad effetto in questo modo (questo sarà il piano di pagamento): Il Parroco cede la sua parte maggiore dei campi del suo Beneficio che uniti a quelli della Chiesa formano il numero di otto ed i parrocchiani li lavorano gratuitamente per cinque o sei anni e quest’ultimi si obbligano di dare una offerta ogni anno in generi (cioè i frutti dei campi, delle stalle, degli animali da cortile) secondo le annate.

Confida lo scrivente che l’opera sarà di aggradimento (sarà gradita anche) a questa Autorità (austriaca) come lo fu all’Illustrissimo Reverendissimo Capitolo (alla Curia Vescovile) e pertanto prega di sollecitare l’approvazione per dar mano (dare inizio) all’opera. Grazie.”

Presso l’Archivio di Stato di Treviso troviamo la seguente risposta che fu data a quella richiesta. Riunita “il 15 settembre 1860 nella stanza del Podestà la Deputazione dell’Ornato (la Commissione delle Belle Arti)… trova (il progetto) in massima abbastanza soddisfacente avute sempre riguardo alla piccola importanza di quella Parrocchia e dalla piccola mole che presenta la chiesa…”

Il progetto è quindi approvato anche se forse San Pelagio, come scriveva “la Deputazione dell’Ornato” vista la “piccola importanza di quella Parrocchia e dalla piccola mole che presenta la chiesa” NON meritava tanta attenzione! (A quel tempo la nostra chiesa era di forma quadrata, con tre altari, il principale nell’abside e due posizionati dove vediamo le due porte per accedere alle due attuali sacrestie. Anche il Fapanni nel 1861 sembra accennare ad un San Pelagio di poca importanza se scriveva “fanno bene quelli di San Pelagio a fabbricar nuovo il loro campanile e poter dire a’ (ai) vicini: Anche noi siamo popolo, abbiam diritto ad uno sguardo…”).

La Deputazione dell’Ornato, approvato il progetto di massima, ne imponeva alcune varianti. Queste venivano riprese da un altro Ufficio della Deputazione. Esso formalizzava in maniera più dettagliata le osservazioni del primo Ufficio e le trasmetteva al Parroco Don Antonio Moro con l’obbligo di farle attuare.

Finalmente, dunque, si potevano iniziare i lavori “a condizione però,

1. che il basamento, dai metri 2,50 sia portato a 3 metri, rimanendo così al fusto superiore l’altezza di m. 10

2. che alla cornice di esso fusto, presso alla Cella campanaria sia dato maggior altezza di quella assegnata nel disegno, aggiungendovi una fascia al basso di essa cornice

3. che si cambi la copertura superiore, che non soddisfa minimamente

(Purtroppo non ci è dato sapere quale fosse la proposta della parrocchia circa la forma della punta del campanile che non “soddisfaceva minimamente” la Commissione. Forse era a forma di torretta come il vecchio campanile o a punta come il campanile di S. Marco?).

4. che all’esecuzione del lavoro siano prodotte in grandezza naturale la sagoma delle parti ornamentali alla Deputazione dell’Ornato

5. che sia curata la sicurezza della armatura, giusto (come) l’avviso municipale 21 Dic. 1844 N. 5088 ricordando le multe portate dal Codice penale per i casi di caduta.

(Anche in quegli anni non erano rare le morti per incidenti se, come leggiamo nel Libro dei Morti della parrocchia, nell’ “anno 1872 Pizzolato Angelo… di anni 64 morì… sulla strada cadendo dal carro sotto la ruota d’innanzi…; il 17 novembre 1872 De Longhi…  d’anni 20 celibe Villico (contadino) morì ieri… per caduta accidentale fatta da un alto albero…”).

Allorchè dunque sarà avanzato il lavoro prima d’intraprendere la copertura Ella (Parroco) vorrà darsi il merito di produrre un altro disegno per essa copertura superiore, affinché ottenga l’approvazione del Civico Ornato”. 

A quel tempo il paese di San Pelagio, “ricco di entusiasmo e di idee” non era altrettanto “ricco economicamente” e decideva autonomamente ed arbitrariamente di utilizzare i soldi che doveva versare in tasse per pagare le spese per la costruzione del campanile. La parrocchia scriveva nel “Resoconto Economico” che si conserva nel nostro Archivio Parrocchiale, e questo stesso testo lo ripeteranno in forma quasi uguale dal 1862 al 1866, la seguente missiva alla Curia ed al governo austriaco per informarli della decisione presa di non versare le tasse alle quali era obbligata perché doveva pagare la costruzione del nuovo campanile. “La differenza che passa tra i ritratto dei detti esercizi per lunga serie degli anni precedenti e quello del presente anno riesce circum circa eguale derivò dalle circostanze che li parrocchiani volendo innalzare un campanile e rendere con ciò la propria Chiesa eguale a tutte le altre, cioè col campanile poiché c’era mancante, rivolsero a beneficio del campanile stesso, cioè per la sua erezione la parte spettante à medesimi dei raccolti dei fondi suddetti, con lavoratori, che prima lasciarono tutto alla Chiesa e ciò però sino a che soltanto sarà finito e pagato il campanile ora in lavoro (in costruzione)”.

La risposta scritta della Curia, che si conserva presso l’Archivio Storico Vescovile, non si faceva attendere. In essa si invitava il Parroco ad informare i parrocchiani “insipienti” (cioè senza sale, insipidi, poco sapienti) che anche la Curia aveva delle spese da sostenere e che non era possibile fare sconti a nessuno e tanto meno era possibile trasferire in maniera arbitraria somme dovute allo stato, poi trasferite alla Curia, e di conseguenza anche i suoi i “Sanpelagesi” dovevano regolarmente pagare le tasse come tutte le altre parrocchie.


 

6. anno 1882 – sistemazione del “castello”

In Archivio Parrocchiale, scritta con un italiano alquanto “stentato”, si conserva la “Quietanza per Itagliane lire ventiuna per Governatura e Riparazioni al Castello che porta le tre Campane nella tore  dlla Chiesa parocchialle di S.n Pellagio. Ponzano. Bianchin Valentino. Falegniame”.  (Cioè si conserva “la fattura di 21 lire italiane per aver sistemato e riparato il castello che regge le tre campane nella cella campanaria del campanile di S. Pelagio. Firmato: Il falegname Valentino Bianchin da Ponzano”).


 

 7. anno 1887 – riparazioni alle “campane, muretto e soler”

Il “Conto Consuntivo” ci tramanda: “Per riparazioni campane, muretto e soler (suolo, pavimento), del campanile speso L. 25.00”.


 

8. anno 1893 – lo SMALTO al campanile

De Longhi Luigi, come si legge su una fattura conservata nel Conto Consuntivo, riceveva “L. 12.50 per lavori esterni allo smalto dell’Orologio del Campanile”.


 

9. anno 1895 – lavori al “sciolo”

Il Conto Consuntivo ci informa che i lavori del “soler” eseguiti del 1887 dovevano essere rifatti e, quindi, “per aver fatto il sciolo (pavimento) del campanile e messo in opera L. 5. Il Falegname Fantin”.


 

10. anno 1907 – intervento al “castello”

Il Conto Consuntivo ricorda altri lavori eseguiti da “Roma Pietro per lavori al castello delle campane. Speso 17 lire”.


 

11. anno 1943 – divertimenti giovanili

Il pensionato Sig. Ivano S. ama ricordare come uno dei suoi passatempi spensierati e pericolosi di ragazzino di circa dieci anni, durante la seconda guerra mondiale, fosse quello, assieme ad alcuni amici, di salire le ripide scalette in legno interne al campanile, entrare nella cella campanaria e quindi scavalcarne il muretto per correre sul cornicione esterno al campanile. E’ da osservare, rievoca il Signor Ivano, che la preoccupazione maggiore non era quella di cadere dall’alto, con possibili tragiche conseguenze, bensì di essere scoperti dal “nonzolo” (il campanaro), il Sig. Battistella, e subirne i suoi rimproveri.


 

12. anno 1995 – ultimo restauro

Si procedeva ad un radicale restauro del campanile e dell’orologio da parte di alcuni esperti volontari della parrocchia.Si provvedeva a rimettere lo “smalto” all’orologio, come nell’anno 1893.


 

LA CUPOLA IN RAME

Anno 1963 – In un articolo del settimanale diocesano La Vita del Popolo si legge che
il parroco Don Eugenio Gatto provvedeva  a compiere il:
“Restauro completo del campanile con nuova cupola in rame”.

(a cura di U. Caverzan)

PAGINE DI STORIA

Della Chiesa della Parrocchia di San Pelagio Martire, Treviso