PREMESSA
Prima di passare alla lettura del Libro dei Morti della nostra parrocchia è necessario tenere presente che :
1 – Il Parroco di quel tempo, Don Bartolomeo Angarano, quasi sicuramente, non registrava con scrupolo tutti i decessi che si verificavano ma solo in alcuni casi.
Questo lo si deduce osservando la grafia, il diverso modo di scrivere, le sfumature del colore dell’inchiostro, alcuni tratti di linea tracciati per separare il susseguirsi dei nomi dei defunti ecc…
Questa mancanza di precisione nel notificare i morti procurerà inevitabilmente degli errori nel computo esatto del loro numero.
2 – Il Parroco nei suoi resoconti, purtroppo solo raramente prendeva nota della morte di persone che avevano meno di 20 anni. Forse perché a quel tempo i minorenni non erano importanti socialmente e quindi non era il caso di tenerne memoria?
Solo in certi periodi diventa più preciso nel compilare con cura i registri. In particolare subito dopo il suo arrivo a S. Pelagio avvenuto nel 1616 e attorno all’anno 1640, l’anno di una visita da parte del Vescovo di Treviso alla parrocchia.
Ma per rendersi conto che molti bambini morivano molto presto dopo la loro nascita è sufficiente leggere le pagine del Libro dei Morti scritte dal Parroco che precedette Don Angarano tra il mese di febbraio e il mese di ottobre del 1615.
Si legge: “Catarina… è morta de giorni tre (all’età di tre giorni), Valentino… è morto de giorni 5, Giovanni… è morto de giorni 4, Donna Catarina … è morta de añi (anni) 66, Donna Lorenza … è morta de añi 48, Sebastiano… è morto de mesi 22, Maria… è morta de giorni trè, Lorenzo… è morto de anni dui (due) et mesi otto, Donna Thomasina Monara (la Mugnaia) Vedova, Habita (abita) alle Corte, amalata gia sei mesi d’un Cachero è morta d’anni 58, Orsola… è morta de mesi quindici, Francesco è morto de (di) giorni 6”.
Complessivamente sugli 11 defunti registrati, 5 sono bambini che muoiono durante la prima settimana di vita (le due bambine hanno solo tre giorni) e due prima di raggiungere i due anni di vita.
Del resto anche una delle prime bambine che Don Angarano avrebbe dovuto battezzare dopo il suo arrivo a S. Pelagio “natta (nata) il 19 novembre 1616 fa batezatta dalla comare (cioè dalla levatrice che secondo l’usanza del tempo accudiva alla nascita del bambino in casa della partoriente) et il dì isteso morse” (il testo scritto in italiano reciterebbe in questo modo “nata il 19 novembre 1616 fu battezzata dalla levatrice e il giorno stesso morì”).
Secondo una “fredda statistica” la media della vita dell’anno 1615 a S. Pelagio fu di 14 anni.
Ai nostri giorni la media della vita in Italia supera gli 80 anni.
3 – I passi trascritti tra virgolette sono riportati fedelmente, come trovati nel testo originale, quindi anche con quelli che, oggi, vengono definiti degli errori.
Sono scritti dal Parroco di quel tempo, Don Bartolomeo Angarano (si trova scritto anche “Don Ancarano” o “Don Ancaran” o “Don Angara~), originario di Bassano del Grappa; sarebbe semplicistico affermare che compie molti errori di scrittura dal momento che non scrive come ai nostri giorni.
Infatti, non bisogna dimenticare che a quel tempo non era ancora entrato in uso l’italiano attuale e che la Repubblica Veneta, che comprendeva anche Treviso, utilizzava una sua grammatica ed un suo modo caratteristico di esprimersi.
Vediamo alcuni esempi. Il Parroco scriveva:
- – “milgior” quando noi scriviamo “miglior”
- – la parola “vita” con due “t”
- – “paso” per dire “passò ad altra vita” senza accento
- – la parola “anni” con una “n” sola e questa “n” portava
sopra un accento di varia forma, ad es. ñ, ň, ad indicare che il termine comprendeva una doppia
- – il termine “quondam” per significare che la persona citata era figlio/a di un signore ormai defunto
ai nostri giorni si direbbe “figlio di fu”, in altri casi utilizzava “quondam” per affermare che la persona
di cui stava parlando era morta, anche se da poco tempo. Questa seconda formula verrà in genere usata dopo il terribile anno 1630
- – i mesi “settembre, ottobre, novembre” iniziandone la scrittura con il numero “7, 8, 9”
e facendola seguire da “bre”, quindi troviamo il mese di settembre scritto
nella seguente maniera “7bre”, ottobre “8bre”, novembre “9bre”
Dicembre veniva scritto “Xbre”, dove la “X” sta per “10”