Nell’archivio parrocchiale di San Pelagio

dell’anno 1841 che venne scritta da un parrocchianoecontrofirmata da altri ed inviata al Comune di Treviso perché ponesse finalmente rimedio ad un pozzo pubblico che risultava essere di estrema pericolosità per tutta la popolazione.Riportiamo il documento fedelmente, come si lo trova scritto nell’originale, compresi quelli che oggi riteniamo “errori di grammatica e altro”.

Testo Citato:
“Urgente – Alla Congregazione Municipale della Reggia Città di Treviso – Città di Treviso

– I sottoscritto crede, che siano il suo dovere di patecipare un disordine che si attrova nelli Pozzo posto in S. Pelajo promisquo alli N.°: riqui appiedi descritti vicino alla Chiesa, il sudetto Pozzo sono mancate del contorno dalla corona all’piepiano eguale a terra pericoloso da Bambini non basta ma ancora per li grandi cui Fu tante volte delli Sig. D.r Paolo Flora Medico Condotto avertitto, che Faccia il suo Raporto a fallo oggioto (oggi otto, otto giorni fa) Facendogli consapevole questo Municipio il massimo disordine, e pericolo di annegarvsi, e ciò rendo notto tutto questo con la dichiarazione delli N.ri promiscui a questo Pozzo aciò questo Municipio prenda una misura di tolgere il pericolo, che possono sucedere con la più presta solecitudine a tolgimento di qualunque disgrazia, che sono alli presente in massimo disordine del sopra indicato Pozzo.

Segue li N.eri del Proprietario – N.° 7: Cristofoletti Alberto di Moriago – 8 Princivali Sig. Bernardo – 9 Vargani Ludovico – 10 Brotto Angelo di Treviso – 11 Gabrielli Lodovico di Treviso – 14 Locatelli Vecchia Regina di Treviso – 15 Vergani Lodovico – Tutto questo rasegno a questo Municipio per mio dovere e a sua norma a tolgimento di qualunque pericolo, che potesse insorgere, che tanto es. (eseguì).

S. Pelajo li 6 Xbre (dicembre) 1841 – L’incaricato Antonio Luchese”

Grazie anche a questa lettera il pozzo venne finalmente restaurato a spese del comune di Treviso. Ad un primo e ad secondo controllo della commissione comunale risultò che i lavori compiuti dalla ditta incaricata del restauro erano stati eseguiti secondo il contratto stipulato. Ma ad un ulteriore controllo si scoprì che per il restauro erano stati utilizzati materiali scadenti, che il manufatto risultava più piccolo rispetto al progetto e che i prezzi pattuiti erano stati aumentati senza motivazione.